“I remember now
I remember how it started
I can't remember yesterday
I just remember doing what they told me”
Spesso capita che “l’ignoranza” (in senso buono) di chi riempie le ceste dei dischi dei vari ipermercati faccia la fortuna di chi, più o meno consapevolmente, finisce con l’acquistare perle di pregevole fattura. A parte la piccola nota autobiografica relativa al mio incontro col suddetto CD, il magico mondo dei concept album annovera decine di capolavori (penso a “The Rise And Fall Of Ziggy Stardust” o a “Tommy” tanto per dire i primi due che mi vengono in mente) e tra i picchi degli anni Ottanta non va dimenticato quel fulmine a ciel sereno intitolato “Operation: Mindcrime” . Alla base di ogni concept album che si rispetti c’è prima di tutto una grande storia, e pure in questo caso ovviamente non manca. Il thriller fantapolitico immaginato dai Queensryche (che ha probabilmente le sue remote radici in “The Wall” dei Pink Floyd) narra di Nikki, un tossicodipendente “anti-establishment” dell’era nixoniana, raggirato dal cattivo di turno, tale Dr. X, e ipnotizzato dallo stesso per commettere crimini per suo conto in cambio di dosi giornaliere di eroina e di servigi amorosi (più o meno platonici, non è chiaro) dell’ex-prostituta diventata suora Mary. La redenta Mary ha effetti più che benefici sul disgraziato Nikki e quando il Dr. X se ne accorge, con un ricatto, gli ordina di ucciderla. Quando arriva da Mary però Nikki trova il cadavere della ragazza e, poco dopo, in stato catatonico per lo shock, viene raggiunto dalla polizia che lo arresta e lo porta in ospedale dove, di fatto, inizia il disco e il flashback del tutto. “Wow, con una trama così, chissà la musica!”, direte voi. E una volta tanto le aspettative vengono soddisfatte. La coppia DeGarmo/Wilton macina riff a ripetizione, la sezione ritmica Jackson/Rockenfield gli sta dietro sapientemente e il vecchio e istrionico Geoff Tate, nella parte di Nikki, è meravigliosamente a suo agio. Pamela Moore, che interpreta Sister Mary nella suite omonima, brilla con la sua voce scura e sofferta così come il pluridecorato (e, ahimè, defunto) arrangiatore Michael Kamen (guarda caso uno dei più apprezzati collaboratori pinkfloydiani), noto ai più per essere stato ideatore e direttore d’orchestra nel progetto “S&M” dei Metallica. Non c’è una nota fuori posto in tutto il disco, dall’iniziale e anthemica “Revolution Calling”, passando per le successive “Operation: Mindcrime” (forse la più nota del lotto), “Speak” (ruffiana al punto giusto), “Spreading The Disease” (tra i momenti più heavy), “The Mission” (la più dinamica e, a giudizio di chi scrive, uno dei picchi dell’opera), “Suite Sister Mary” (uno splendido, e forse unico, esempio di duetto prog-metal anni Ottanta), “The Needle Lies” (vedi “Speak”), fino alle conclusive e più drammatiche “Breaking The Silence”, “I Don’t Believe In Love” e “Eyes Of A Stranger” (che io ho sempre percepito come un brano unico, forse perché firmate tutte da DeGarmo e Tate). Il ponte ideale tra il già citato “The Wall” e “Scenes From A Memory”. Andate e diffondete.
A cura di Gabriele Marangoni