Nervosi, nevrotici ed alienanti.
Eppoi pestano pure.
All'esordio discografico, per la Southern Lord, i
Balaclava mostreranno pure i muscoli all'insegna di un Hardcore Metal dalla marcate influenze Sludge e Crust, governato dal cantato graziato e rancoroso di Daniel Sanchez, tuttavia, a questo quartetto proveniente da Richmond (Virginia), manca il cosiddetto colpo vincente.
Le cose sembrano, infatti, funzionare meno sui brani più aggressivi ed al contempo anarchici, come le caotica "Throne of Grace" e "The Geometer’s Hand" oppure con la brutale "A Prophet", mentre vanno discretamente meglio su pezzi come "This City" e "A Prophecy", quasi dieci minuti la prima e più di otto la seconda di ritmi marziali e riffs belli spessi, che scivolano su atmosfere strazianti e dall'incedere doom, e pure sulla strumentale "Omega Point", dalla durata contenuta ma non per questo meno evocativa.
Nella mezz'ora abbondante di questo "Crimes of Faith", non manca qualche passaggio indigesto e confuso, che viene però bilanciato da una prova più che positiva da parte dei due chitarristi, Daniel Finn ed il già citato (per il suo ringhiare dietro al microfono) Daniel Sanchez, non escludo quindi che i fans più attenti al genere possano trovare diversi spunti di interesse, ma allo stesso tempo non potranno evitare di notare la necessità di pari bisogni di crescita.
E pensare che nell'avvicinarmi ai Balaclava, mi ero quasi fatto prendere dall'entusiasmo per il possibile (quanto improbabile) accostamento
storico e belligerante con la maideniana "The Trooper".
Well, its a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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