Formatisi nel 2009 ma giunti solamente adesso al loro debut tramite la label
Secret Quarters (mai sentita prima, a dire la verità, probabilmente messa su ad-hoc dagli stessi personaggi), i norvegesi
Omit provengono dalle ceneri o dalla esperienza di altri gruppi norvegesi più o meno noti, come
Skumring, Vagrant God e Fallen e vedono basarsi il loro sound sulla figura della nota vocalist
Cecilie Langlie che con i suoi gorgheggi adorna il doom degli Omit, basato essenzialmente su una pesante sensazione di oppressione, angoscia e malinconia e su delicati interventi di strumenti classici ad archi, ma anche fiati e pianoforti che tracciano una storia, ovviamente dolorosa, che sa rapire dal primo all'ultimo minuto l'ascoltatore, sebbene i due cd che compongono questo "
Repose" arrivino praticamente quasi all'ora e mezza di durata, con una durata media dei (cinque) brani superiore ai 15 minuti.
Ovviamente bisogna approcciarsi agli Omit in maniera consapevole ed una volta fatto questo troveremo un album di debutto davvero valido, molto elegante, con arrangiamenti preziosi e curatissimi, penalizzati unicamente dal sound di batteria (in verità crediamo si tratti di una drum machine) piuttosto piatto e poco dinamico, oltre a poco incisivo: poco male dato che i tempi sono davvero lentissimi ma una maggiore cura nella produzione avrebbe giovato dato che, anche in linea generale, non si può certo urlare al miracolo, con un senso di ovattato un po' fastidioso; anche le chitarre, ma questo è probabilmente volute, sono presenti ma leggermente relegate sullo sfondo, regalando il centro del palcoscenico, in maniera sacrosanta, a Cecilie sulla quale senza vergognarsi si basano tutte le sorti degli Omit ed a ragione diremmo, dato che la di lei prestazione è a tutti gli effetti un qualcosa di strepitoso; una delle migliori voci femminili che abbiamo mai avuto modo di ascoltare, sostanzialmente perfetta in un disco del genere.
"
Fatigue" a nostro avviso è il brano meglio riuscito del lotto ma in generale è la band a meritare il giudizio ed il voto di questa recensione.
Maggiori digressioni negli assoli di chitarra (a volte un po' troppo banali od anonimi) ed un sound più curato avrebbero reso maggiore merito a "
Repose" che in ogni caso rimane un disco davvero di valore e di sicuro interesse per tutti gli amanti di un doom melanconico, sofferente e tristemente consapevole, in cui la rassegnazione di noi tutti trova un appagante conforto.
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