Per alcuni gruppi il tempo sembra veramente non passare mai. Se Andi Deris occupasse ancora il suo posto dietro al microfono, sarebbe difficile dire che sono passati quindici anni dal primo disco dei Pink Cream 69. In questo periodo la scena è cambiata molto, e il music business ci propone ogni giorno gruppi che basano il loro successo esclusivamente sul look e sull'enorme impatto che ha MTV sui gusti degli adolescenti, creando band “usa e getta” totalmente prive di qualità e passione: è questo il tema che sta alla base delle canzoni di “Thunderdome”, il nono studio album della formazione tedesca, un disco che testimonia la forte identità musicale dei Pink Cream 69, ancora in grado, dopo tanti anni di carriera, di suonare un Hard Rock energico, melodico, orecchiabile e incredibilmente “fresco”. E' notevole la prestazione del chitarrista Alfred Koffler, specialmente se si tiene conto delle precarie condizioni in cui ha registrato il disco: Alfred soffre da diversi anni di distonia focale ad una mano, una malattia che purtroppo non si può curare, ma la sua performance sul disco è davvero encomiabile. Al gruppo sono stati necessari più di due anni per completare “Thunderdome”, anche a causa dei problemi di Alfred, e questo lungo periodo di inattività ha permesso alla band di concentrarsi maggiormente sul songwriting, regalandoci un ottimo disco: la qualità di ogni canzone è sorprendente, nessun episodio si rivela deludente o comunque poco riuscito! Il platter si apre con la anthemica title-track, un fiero mid-tempo che convince sin dai primi ascolti, diretto e catchy al punto giusto. Il disco è ricco di episodi tipicamente “Pink Cream 69”, come la trascinante “Gods Come Together”, o la zuccherosa ballad “That Was Yesterday”, impreziosita dalle tastiere di Günter Werno dei Vanden Plas, canzone in cui la voce pulita e alta di David Readman emoziona l'ascoltatore in ogni passaggio. Convincono anche la rockeggiante “Here I Am”, forte di un ritmo trascinante che sfocia in un chorus memorabile, l'intrigante “As Deep As I Am” e la riuscita cover di “My Sharona” dei Knack. Il disco si conclude con la coinvolgente “Another Wrong Makes Right”, con un Readman in grande spolvero, e la delicata “See Your Face”, che ci permette di cogliere l'aspetto più gentile dei Pink Cream 69. Una delle uscite più interessanti dell'anno in campo Hard Rock: gli anni passano, ma la buona musica resta.
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