Sin dai loro esordi i
Suicide Silence sembrano un gruppo di predestinati visto il contratto con Century Media, un buon disco d'esordio e tour con alcuni dei grandi nomi del metal (Slipknot, Slayer, As I Lay Dying, Megadeth, Mudvayne). Dall'ascolto del loro terzo disco
The black crown si capisce perché. Ognuno fa bene il proprio dovere. Le aggressioni vocali di
Mitch Lucker,
Chris Garza e
Mark Heylmun che macinano riff thrash/death durissimi e la sezione ritmica formata da
Mike Bodkins e
Alex Lopez che si fa notare per potentissimi breakdown e qualche blast-beat. Insomma, non sembrano mancare fiducia nei propri mezzi e si capisce perché nutrano tanta considerazione. Ma dopo le prime due
Slaves to substance e
O.c.d. il disco sembra impaludarsi nel già sentito. Da sottolineare la presenza di Johnatan Davis dei Korn nel ritornello di
Cross-eyed catastrophe e un botta e risposta di Mitch Lucker con Frank Mullen dei Suffocation in
Smashed.
Ottima la produzione, ottimo il livello musicale ma il songwriting del gruppo rimane su tutta la lunghezza del disco un po' noioso e privo di grandi idee. Sinceramente nulla di più e niente di meno in questo disco dei Suicide Silence, ma vista la ancora giovane età dei californiani è d'obbligo concedere loro altre possibilità viste comunque le doti musicali dei cinque. Ma non sarà forse che l'esplosione del movimento deathcore si stia già esaurendo?
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