Copertina 5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:51 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. HUGE HAMMERS
  2. FLOODS OF COLOUR
  3. DMP (FDP)
  4. ANOMOLOUS MATERIALS
  5. ANIMAL KING
  6. CIRCASSIAN BEAUTIES
  7. SECTIONS
  8. SEAGRAVES
  9. GRIND THE OCEAN

Line up

  • Sean Robert McWeeney: Vocals
  • Derya Oisin Nagle: Guitar
  • Joaquin Ardiles: Guitar
  • Lorenzo Anton Carlo Peri: Bass
  • Calvin Simon Tulloch Smith: Drums

Voto medio utenti

The Safety Fire, sono un gruppo inglese che fa un genere abbastanza "sperimentale" se vogliamo definirlo in una parola sola...
Grind The Ocean è il loro album di debutto, e per essere un debutto, a livello di produzione direi che non è niente male.
Certo al primo ascolto non è una di quelle cose facili che mi capita di solito, ma la sfida era così accattivante che ho voluto accettarla e mi sono, per così dire, impuntato e, con cuffie nelle orecchie, mi sono "portato in giro" questo disco per più di una settimana.
Ribadisco: sulle prime non è immediato... ci si mette un po' a scoprire una vena progressive molto strutturata che fa da cardine a tutto il lavoro, ottimamente prodotto, con suoni studiati, curati e praticamente nulla lasciato al caso.
Un cantato che alterna tecniche "scream" a tecniche più tradizionali riesce a stare molto incollato a delle linee melodiche all'apparenza naturali ma che se si ascoltano attentamente poi così naturali non lo sono.
Batteria che impone il suo volere facendo da "dittatorio metronomo" a tutti; basso che la segue suonando per tutta la durata dell'album in modo direi ineccepibile, chitatrre molto definite condite da distorsioni anch'esse ubbidienti e che non sgarrano nemmeno di un millimetro... insomma un lavoro tecnicamente eccellente.
Purtroppo il disco appare di una monotonia allucinante!
Dall'inizio alla fine molti temi armonici e melodici si ripetono, a mio parere, troppe volte, senza spaziare molto con la fantasia, e senza fare sorprese... cosa che nel vero progressive dovrebbe essere una delle regole base.
Se si ascolta attentamente si scopre ben presto che tutto il lavoro è troppo condizionato da regole molto, forse troppo, ferree che fanno viaggiare l'album (che sa molto di concept) su un binario dal quale è impossibile deviare e dal quale nessuno vuole deviare.
Il risultato finale è che tutte le tracce suonano monotone e noiose sul piano artistico, valorizzate solo da una tecnica esecutiva studiata nei minimi dettagli.
Un vero peccato ascoltare un intero album così sterile, apprezzabile solo per una fredda, freddissima tecnica esecutiva.
Recensione a cura di Guido 'Sybelius' Zerbin

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