Non è per niente facile inquadrare la musica di
Visionoir, monicker dietro al quale si cela il friulano
Alessandro Sicur. Se proprio dovessi scomodare un nome chiamerei in causa gli OSI di
Kevin Moore, ma sarebbe comunque una lettura molto parziale.
L'introduttiva
"Distant Karma" rimanda al prog strumentale italiano degli Anni Settanta ma anche al metal e all'elettronica più ricercata (peccato per le batterie davvero tanto finte).
"The Hollow Men" - con la voce di
T.S. Eliot - devia verso lidi space e psych, pur rimanendo ancorata al prog metal, prima dell'ansiogena e caotica
"7even". Difficile non pensare al rifframa di
Jim Matheos ascoltando
"The Discouraging Doctrine Of Chances", densa almeno quanto la successiva
"Shadowplay", più rock-oriented. Si smorzano i toni con
"Electro-Choc", che spicca per i testi recitati in francese, mentre
"Coldwaves" è il primo episodio dove emergono davvero le influenze new wave/alternative dell'artista italiano. Il respiro cinematografico di
"A Few More Steps" conduce alla lunga
"Godspeed Radio Galaxy", che per le idee messe sul tavolo sarebbe potuta durare tranquillamente qualche minuto di meno.
Non è facile ridurre
"The Waving Flame Of Oblivion" a un numero: il sound è interessante - soprattutto sul fronte degli arrangiamenti - ma la scrittura è troppo spesso ripetitiva e ridondante. Non è tutto da buttare, anzi, ma si può e si deve fare di più per non passare totalmente inosservati.
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