Copertina 6

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2011
Durata:31 min.
Etichetta:Battlegod Productions

Tracklist

  1. INTRO
  2. ENOUGH
  3. BOTTOM FEEDER
  4. END OF COMPROMISE
  5. CLOSED BOOK... OPENED WRIST
  6. TALK SO MUCH... SAY NOTHING
  7. FILTH IN NUMBERS
  8. GOOD THINGS COME TO THOSE WHO HATE
  9. THE FALL
  10. THE ZONE

Line up

  • Mark White: vocals
  • Wader: guitars
  • George Trajkovski: guitars
  • George Kozaroski: bass
  • Alez Koch: drums (session)

Voto medio utenti

A cinque anni esatti dall’esordio “Wrath-divine” tornano sulle scene, dopo un cambio di etichetta (dalla Casket alla Battlegod Productions), gli Herratik, anche se in realtà è come se si trattasse del quarto album, visto che in precedenza la band aveva già pubblicato due dischi a nome Abortus, prima di cambiare moniker in Herratik, appunto… Il che, in un certo senso, non depone certo a favore del gruppo, visto che “Compromise gone” non fa sicuramente gridare al miracolo, e questo, detto ad una band con tutta quest’esperienza alle spalle, non è decisamente un gran complimento. A cavallo tra thrash e death metal, la proposta degli australiani non convince quasi per niente, visto che se è ovvio che pecchi dal punto di vista dell’originalità, tenuto conto del genere proposto, non altrettanto ovvio sarebbe, se si trattasse di una band con i giusti attributi, che peccasse anche per quanto concerne attitudine e songwriting, invece così è… Inutile girarci troppo intorno, non ci siamo proprio… Quando ci si avventura in territori già abbondantemente percorsi bisogna necessariamente avere una forte personalità per riuscire ad emergere dalla massa informe che ogni giorno diventa sempre più grande, e sicuramente non è il caso degli Herratik. I brani scorrono via senza lasciare nessun tipo di sensazione, non c’è un refrain che ti resta in mente o un assolo veramente degno di nota, tutto è troppo amorfo e privo di personalità per riuscire a colpire l’ascoltatore… Con richiami ai Sodom per quanto riguarda un certo tipo di riffing, e a band più deathose per quanto concerne le vocals, arriviamo alla fine del lavoro con una certa fatica, e l’unica cosa positiva è l’esigua durata dell’album, mezz’ora scarsa, così come quella dei singoli brani, tutti assestati intorno ai tre minuti. Fortunatamente la band non ha provato a cimentarsi in episodi più lunghi, non oso immaginare cosa ne sarebbe potuto uscire. Se l’intento della band è quello di affiancarsi a realtà ben più valide della scena australiana estrema (mi vengono in mente Destroyer 666, Gospel of the horns, Sadistik Exekution, giusto per fare qualche nome), beh, c’è ancora un bel po’ di lavoro da fare. Allo stato attuale delle cose non ci siamo proprio, e la sufficienza è data più che altro per l’impegno… Dopo la delusione Assaulter, un altro passo falso dall’Australia… nella terra dei canguri non se la passano molto bene ultimamente…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 feb 2012 alle 03:25

e questo perchè non avete ascoltato il disco... :P

Inserito il 21 feb 2012 alle 21:08

Mi hai tolto le parole di bocca!

Inserito il 21 feb 2012 alle 20:42

La copertina è una pacchianata da antologia! :-D

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