Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2012
Durata:51 min.
Etichetta:Rise Above Records

Tracklist

  1. DEAD SEA SCROLLS
  2. INTO THE DARK
  3. GEBURA
  4. THE HORLA
  5. WITCHING HOUR
  6. UPON THIS CORD
  7. GUILLOTINE
  8. BRAINWASHED

Line up

  • Kevin Heybourne: vocals, guitars
  • Will Palmer: bass
  • Andy Prestidge: drums

Voto medio utenti

Devo ammettere di aver avuto sempre un debole per gli Angel Witch… Adoro il loro primo e mitico album, ma non essendo un fan cieco e ottuso ammetto anche che gli altri due dischi in studio non erano affatto all’altezza di quel grandioso capolavoro. In questo caso, però, non è mia intenzione stare qui a tediarvi con la cronistoria e la biografia del gruppo. Se siete più vecchiotti sapete benissimo di chi sto parlando, altrimenti date una sbirciata alla rece del disco di esordio e vi farete un’idea più precisa. Ora come ora mi preme piuttosto parlare di questo nuovo “As above, so below”, visto che quando l’ho ascoltato mi ha colpito incredibilmente, a maggior ragione visto che, non so perché, non mi aspettavo grandi cose da questo come back discografico. E invece per fortuna non è stato così… c’è qualcosa di mistico in questo disco, a partire dalla splendida copertina, non a caso un dipinto di John Martin, “The last judgement”, lo stesso autore del mefistofelico quadro dell’album di esordio. E la musica non è certo da meno, a partire dalla magnetica opener “Dead sea scrolls”, che ti rapisce e ti si infila in testa fin dal primo ascolto. Ed è proprio il classico brano che segna una sorta di continuità temporale con il 1980, quando la N.W.O.B.H.M. veniva scossa dal primo capitolo della carriera del gruppo, scossa e marchiata a fuoco, per sempre. Alcuni dei pezzi presenti in questo nuovo album sono vecchi, molto vecchi, risalgono addirittura ai primi anni ’80, quindi è normale che il sapore sia quello lì, grazie anche ad una produzione volutamente vintage, ma altri no, sono stati composti di recente, e nonostante questo si amalgamano alla perfezione con i più datati, come se un invisibile filo conduttore li unisse tra di loro. Heybourne ha fatto un grande lavoro compositivo, tirando fuori dal suo cilindro degli ottimi riff, sui quali ha poi cantato le sue nenie decadenti. Se aggiungete degli assoli tanto semplici quanto splendidi dal punto di vista melodico capirete che non stiamo parlando di un dischetto buttato lì a caso, giusto per spillare qualche soldo ai fans incalliti. Anche perché, parliamoci chiaramente, la band non ha praticamente mai smesso di esibirsi dal vivo, e sicuramente guadagna più dai cache dei concerti che dalle royalties di un disco come questo. Il suo status è e sempre sarà quello di cult band, non sarà certo questo nuovo capitolo, peraltro il primo dopo ben 26 anni, a cambiare questa cosa. “As above, so below” suona onesto, non ha pretese monetarie, e soprattutto è lontano anni luce, come spirito, dalle mega produzioni odierne, finte e plasticose. Qui traspare passione, e soprattutto la consapevolezza che, come detto prima, nulla cambierà. Credo di poter affermare che si tratta solo di una soddisfazione personale del factotum Heybourne, per dimostrare che è ancora vivo e vegeto, e che se vuole può ancora dire la sua in ambito classic/doom, non limitandosi a sfruttare, peraltro egregiamente, il nome della band solo in sede live. Non voglio esagerare, ma in questo disco ci sono almeno 3-4 brani che diventeranno dei nuovi classici e dal vivo non sfigureranno al fianco delle varie “White witch”, “Angel of death” o “Angel witch”. E sto parlando, per esempio, di “Into the dark”, della già citata “Dead sea scrolls”, oppure di “Witching hour” e “Brainwashed”. Insomma, un gradito tuffo nel passato, con il ritorno del biondo cerimoniere, che ci traghetterà, con la sua voce tanto stonata quanto particolare, in una lunga discesa negli inferi.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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