Negli ultimi tempi sono passate da queste parti sempre più formazioni fronteggiate da una cantante, provenienti da diverse nazioni ed anche dalle svariate estrazioni musicali, ed ora tocca agli
Shear, alle prese con il primo full lenght, "Breaking the Stillness", ai quali purtroppo (per loro...) tocca la palma dei
peggiori in campo.
Provenienti dalla Finlandia, per la precisione da Helsinki, gli Shear hanno avuto una genesi piuttosto travagliata riuscendo a trovare la propria stabilità solo nel 2008, e si propongono con un sound moderno ed attuale, affilato e melodico, dalle evidenti tentazioni
pop e commerciali, che potrebbe ricordare qualcosa dei nostri Lacuna Coil, così come dei Delain o degli Evanescence.
Tuttavia, di fronte all'opener "The Awaking" più che l'impulso di svegliarmi ho trattenuto a stento qualche sbadiglio, certo avrà pure un discreto tiro ma Alexa Leroux sembra un pesce fuor d'acqua: i musicisti a suonare da una parte e lei a volgere le proprie attenzioni dall'altra. Un maggior amalgama traspare invece prima da "In Solitude", poi su "Someone Else’s Eyes" dove, a sorpresa, ecco pure un refrain azzeccato ed accattivante, ok... forse non particolarmente originale, ma almeno in grado di dare un minimo di significato ad un brano invero scontato, ritmicamente noioso e con delle insistite parti soliste buttate lì un po' a caso.
Le successive canzoni si susseguono praticamente sulla stessa falsariga senza riuscire a spingermi a cambiare opinione nei loro confronti. Certo che se ci provano con dei pezzi deboli come "Wounded" e "Stillness" oppure gettando nel calderone troppe cose e pure alla cieca, come avviene nel caso di "Redemption Awaits" o di "No Way Out", la cosa si fa pure piuttosto difficile.
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?