Certe volte la vita è strana… scommetto che erano in molti a dare gli
Accept per morti, spacciandoli per la solita band di matusa che tira a campare sfruttando il nome e quanto di buono fatto nel passato (chi ha detto Running Wild?). Fortunatamente Wolf Hoffmann se n’è bellamente fregato di questi uccelli del malaugurio, ha assoldato Mark Tornillo alla voce al posto del più famoso, ma anche più problematico, Udo Dirkschneider e ha dato alla luce, un paio di anni fa, quel capolavoro che risponde al nome di “
Blood of the nations”, disco davvero strabiliante che ha riportato la band ai fasti del passato. Non contento di tutto ciò, è tornato subito a ribadire le proprie capacità compositive con questo “Stalingrad”, che a dispetto di una copertina non particolarmente riuscita, contiene dei pezzi di altissimo livello, che non solo confermano quanto di buono fatto nel precedente album, ma, forse, addirittura lo superano in qualità e maturità. La formula è ormai collaudata… un classicissimo heavy metal di stampo teutonico (che loro stessi hanno coniato anni e anni orsono…), coadiuvato da una produzione sì moderna, ma che porta immediatamente alla mente il tipico sound eighties. Hoffmann oltre ad essere un ottimo chitarrista è anche un gran compositore, capace di tirar fuori dalla sua ascia sia brani tritaossa (“Flash to bang time”, “The quick and the dead”), sia pezzi che più classici non si può (“Hung drawn and quartered”, “Against the world”), sia stupende ballad (“Shadow soldiers”), il tutto con un unico comune denominatore: il gusto melodico. Sì, perché sia in fase solista, sia per quanto riguarda le vocals, è la melodia a farla da padrone, ma non quella smielata e zuccherosa, quella di gusto, che ti tira fuori il ritornello vincente, o un coro appropriato pronto ad enfatizzare una porzione di brano, o, ancora, un assolo che solo i grandi chitarristi, quelli di una volta, sanno tirar fuori… “Stalingrad” è un disco fresco, frizzante, mai statico, che riesce a conquistarti già dal secondo ascolto, e difficilmente ti si toglierà dalla testa, esattamente come il suo predecessore. Dischi così solo i grandi riescono a partorirli, ed è significativo che, ancora una volta, sia una grossa band del passato ad azzeccare, per l’ennesima volta, il colpo giusto. Se amate il metal nella sua forma più classica, se vi emozionate ancora ascoltando una bella ballad, o se perdete la testa quando il ritmo aumenta e la doppia cassa parte in quarta, beh, “Stalingrad” è il disco per voi. Gli Accept sono nel pieno di una nuova maturità musicale, e finché continueranno a sfornare dischi di questa portata gli amanti del classic metal potranno dormire sonni tranquilli.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?