Copertina 7

Info

Anno di uscita:2012
Durata:non disponibile
Etichetta:Rage In Eden

Tracklist

  1. NECROPOLIS
  2. MORS SORORIS
  3. THE LAST CONFLICT
  4. LAKE OF BLOOD
  5. HYPERBOREAN
  6. APOTHEOSE
  7. LA FUREUR ET LE BRUIT
  8. PAROXYSM
  9. PANTHEON
  10. ARMY TENEBRAE

Line up

  • Sven Mann: All Instruments

Voto medio utenti

Con "Paroxysm" inauguriamo una serie di recensioni che si addentrano in ambiti musicali inusuali sul nostro portale.
I francesi Auswalht, anche se in realtà parliamo di un solo project, si fanno esecutori, infatti, di un suono collocabile a metà tra l'industrial e l'ambient e comunque all'interno della scena elettronica meno accessibile ed immediata.
Sven Mann, la mente del progetto in questione, fa tesoro delle sue esperienze precedenti, lo troviamo anche dietro ai Liyr, e ci sonsegna un album la cui definizione più calzante sarebbe marziale. "Paroxysm" è infatti fortemente caratterizzato da un approccio militaresco alla materia industriale e si poggia su una atmosfera plumbea e da parata militare (appunto) in grado di creare una forte tensione emotiva in chi ascolta.
L'uso ossessivo di pattern percussivi alternato, saggiamente, a momenti di quiete, che sono tuttavia inquietanti, riesce a creare una musica dinamica, nei limiti del genere, imponente e sottilmente destabilizzante.
Una proposta come questa non è, per sua stessa natura, facilmente digeribile, ma devo riconoscere all'artista di conoscere bene i sentieri che ha deciso di battere e di aver saputo creare un album molto interessate perchè ottimamente concepito.
Inutile citare un brano in particolare, sebbene la prima parte di "Paroxysm" sia più interessante, dal momento che tutto il disco deve essere considerato come una lunga marcia, militare, in cui sarà facile chiudere gli occhi ed immaginare città distrutte da bombardamenti o soldati che ci guardano con occhio bieco e spento.
Chiunque conosca ed apprezzi la proposta di gente come Arditi o sia cultore delle uscite di etichette come la ant-zen dovrebbe dare una chance a questo disco.
Non se ne pentirà.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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