Forse è inutile ribadire il concetto, ormai sappiamo che dagli
Ulver possiamo aspetterci qualunque cosa: release sperimentali, originali e personalissime. Forse però nessuno avrebbe mai immaginato un intero album di cover "psichedeliche" e garage rock... O sì?!
Che i gusti musicali di Kristoffer e soci fossero eclettici era indubbio, ma fa comunque un certo effetto sentirlo cantare di amore e fiori raccolti nel mese di maggio, tra atmosfere oniriche e chitarre ipnotiche, per non parlare di certe incursioni assolutamente scatenate e ballabili – roba da farsi insegnare dai genitori qualche abile mossa da consumati avventori dei club che furoreggiavano tra la gioventù dei favolosi anni Sessanta!
Sorprendentemente, le cover sono molto fedeli alle versioni originali, non c’è nessuna forzatura in chiave eccessivamente moderna, e neppure una rivisitazione tutta elettronica, affine agli ultimi lavori della band; la ricchezza delle strutture e degli arrangiamenti dei pezzi rimane sostanzialmente intatta e la voce di Kristoffer si snoda agilmente tra le linee melodiche tipiche di un’epoca ormai lontana. Semplicemente, i brani godono di una produzione più raffinata, che ha conferito loro un sound fresco e attuale, pur mantenendo degli evidenti richiami al passato.
Il risultato è decisamente interessante e convincente, e regala all’ascoltatore un viaggio temporale molto particolare e affascinante, alla (ri)scoperta di sonorità che in un modo o nell’altro hanno contribuito a forgiare la musica dei nostri giorni.
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