Metal.it ha i lettori migliori del mondo.
L’ho sempre detto, anche nei periodi in cui l’aria era tutt’altro che calma e piacevole; questo sito si può fregiare di gente che ama il metal, che ha conoscenza, che non è qui per caso. Forse non saremo i primi per numero, ma di sicuro lo siamo per qualità.
Il perché di questo cappello celebrativo è presto detto: nella miriade di uscite che arrivano qui in redazione, mi era sfuggito questo C-A-P-O-L-A-V-O-R-O a nome Headspace. Beh, ci ha pensato l’utente
Andrea71 a segnalarmene l’uscita, consigliandomi caldamente di ascoltarlo. Contattata la InsideOut, ecco l’album pronto per l’ascolto nelle mie mani qualche giorno dopo. E, mi secca essere ripetitivo, quest’album è un capolavoro.
Partiamo da un po’ di storia: gli Headspace si formano nel 2007, quintetto britannico con due punte di diamante, ossia l’eccelso
Damian Wilson dietro il microfono e
Adam Wakeman (sì, sì, Wakeman il figlio di
quel Wakeman!) alle tastiere. Con loro, un pugno di musicisti dalla cultura strumentale pressoché infinita. La band ci mette 5 anni per arrivare al primo full length, ma il risultato ha del sorprendente.
“
I Am Anonymous” è il disco che i Fates Warning non hanno mai fatto, o non ancora. Progressive del più puro e cristallino, come usava una volta: saliscendi strumentali ed ambientali sottendono otto tracce dalla durata media piuttosto lunga. E all’interno di ognuna, un microcosmo di sensazioni, movimenti musicali, accelerazioni e ammorbidimenti, il tutto gestito con una perizia ed un gusto da spellarsi le mani ad applaudire.
Potrei farvi una mini-recensione di ogni brano di questo album, talmente tanta è la cifra stilistica e la sostanza all’interno di esso. Ciliegina sulla torta, una produzione stupenda, che evita iper-compressioni e che restituisce ad ogni strumento (voce compresa) la sua naturale sonorità, permettendo soprattutto alle chitarre di suonare pure, grosse o piccine, ruvide o morbide.
Brani come “
Daddy Fucking Loves you” basterebbero per giustificare l’acquisto dell’intero cd: quindici minuti di progressive metal puro ed incontaminato, talmente puro che non sentirete da nessuna parte l’ombra dei Dream Theater: qui siamo alle radici, alla prima era del prog, quando i Queensryche erano divinità, quando Marillion e Genesis erano ancora il punto di partenza per evolvere in una direzione più robusta ma ammantata di poesia, quando registrare un album era semplicemente dar voce alla creatività di un artista, e non fare un calcolo commerciale.
Ascoltate brani come “
Staled Armageddon”, i saliscendi da capogiro di “
Fall of America”, sentite la migliore interpretazione (forse) di sempre di Damian Wilson, perdetevi dietro ai suoni e all’Arte in musica di Adam Wakeman, che con questo disco rende omaggio ad un padre ingombrante, ma incredibilmente ispirante, e lasciate che un album lungo, intricato, affascinante ed infinito come “I Am Anonymous” vi entri sottopelle. Se amate il prog-metal, eccovi servito il disco dell’anno.