I
Tyranny sono, per chi scrive, l’essenza più pura del
Funeral Doom Metal. Non l’hanno inventato loro, sebbene abbiano contribuito al genere in maniera massiccia (i loro membri sono anche dietro al mastodontico progetto
Wormphlegm), eppure sono loro che mi vengono in mente quando penso alla definizione di, è ancora il caso di ribadirlo a chiare lettere,
Funeral Doom Metal.
Nessun’altra band che io ricordi ha saputo tramutare in musica, in maniera così perfetta, lo scrittore doom per eccellenza, ovvero
Howard Philips Lovecraft.
“
Black Vistae”, minicd di esordio, tre pezzi per 45 minuti, rappresenta un piccolo gioiello, un capolavoro nel quale l’orrore cosmico, gli abissi insondabili di mondi e dimensioni parallele, il terrore incubico di esseri provenienti da altri universi, assurgono a state of art.
Ciò si traduce in una litania angosciante, inquietante, minacciosa, al punto che si prova vero e proprio terrore durante l’ascolto di musica così depressiva, profonda, disumana.
È come discendere in un buco nero senza fondo, dal quale è impossibile fare ritorno.
“
The Leaden Stream” è la migliore canzone
Funeral Doom Metal mai scritta, ed è davvero un fiume plumbeo nel quale annegare, dimentichi di tutto, e nel quale l’unica salvezza è l’oblio eterno. Il refrain di questa canzone è capace di oscurare il sole, di annientare le coscienze, di ridurvi a lombrichi striscianti.
La musica dei
Tyranny è monolitica, eterna, immutabile come il tempo, ed è inutile che vi dica che le altre due canzoni, “
Passing Through Ague” e “
Drown”, sono altre due piccole gemme, nere come la pece. Aperture di una solennità sepulcrale vengono sottolineate da un growling profondo come la fossa delle marianne e glaciale come il suolo di Plutone.
Un disco perfetto, pesantissimo, solo per gli amanti del genere e per tutti coloro i quali vogliono anticipazioni per quando si troveranno di fronte a Nostro Signore, il giorno del giudizio universale.
Almeno una volta nella vita bisogna ascoltare il vero suono dell’apocalisse, che arriva lenta, lentissima.
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