Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2012
Durata:51 min.
Etichetta:Mighty Hordes Productions

Tracklist

  1. THE DARK DESCENT
  2. SUPREME CATHARSIS SYTHESIZED
  3. DOMAIN OF THE FALLEN
  4. JOURNEY THROUGH DYING DIMENSIONS
  5. OUTER SOURCE OF REALITY
  6. THE LAST SACRIFICE
  7. DECREPITUDE ENIGMA
  8. PSYCHO MAZE VORTEX
  9. THE CONTINUUM DEVICE

Line up

  • Atum: Drums, Synthesizers
  • Guh Lu: Guitars, Bass

Voto medio utenti

Dietro al monicker Divine Codex si nasconde l’oscuro duo composto da Atum (synth e batteria) e Guh Lu (chitarra, basso e vocals), personaggi che forse non diranno nulla a chi legge, ma noti nell’underground italico in quanto in possesso un curriculum di tutto rispetto avendo i Nostri collaborato come sessionmen in band importanti del circuito quali Impiety, Setherial e Malfeitor.
“The dark descent” segue di due anni il debut “Ante matter” e ci mostra la visione di una band oltranzista nella concezione primordiale di black metal come portatore oscurità, con un credo formatosi alla corte della scuola svedese, Dissection su tutti.
“The dark descent” segna il classico passo in avanti nella carriera di una band. Rispetto ad “Ante matter” la durata si è fatta più importante, sia in termini globali, sia in termini di singolo brano.
La dilatazione dei tempi ha permesso al duo veneto/laziale di concedersi a maggiori articolazioni (v. la lunga “Journey through dying dimensions”) lanciandosi all’esplorazione di strade più tortuose e in qualche misura più complesse, ma sempre senza perder di vista quel mood oscuro di cui detto sopra.
Da segnalare inoltre che per la realizzazione del cd, i Divine Codex hanno ricevuto la collaborazione di Mysetriis dei Setherial per quello che riguarda le linee vocali e dei chitarristi “Bernth” Brotrager dei Belphagor e Fabio Zperandio degli Ophiolatry per l’esecuzione degli assoli di chitarra. Nomi importanti che si aggiungono a quello prestigioso di Attila Csihar che mise il suo zampino in un paio di brani presenti in “Ante matter”.
Come nella maggior parte degli album di questo genere, il difetto di “The dark descent” sta nel suo essere troppo quadrato e poco “imprevedibile” attenendosi strettamente ai dettami del genere.
Un lavoro che piacerà sicuramente ai cultori del black metal più ortodosso, forte di una solidità capace di confrontarsi a testa alta con molte delle uscite internazionali del settore, ma che probabilmente non soddisferà chi intende il black metal come crogiuolo di sperimentazioni più o meno ardite.

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