Gavetta. C'è chi non ne fa e chi ne fa un bel pò. E' quest'ultimo il caso degli
Alchem, in particolare nelle persone di
Annalisa e
Pierpaolo, che fin dal 1995 lavorano e collaborano, con gli Acidaluna prima e con gli Alchem poi. Il risultato di questi ormai 17 anni di lavoro è condensato in questo "
Florilegium", primo full-lenght della band di stanza a Roma.
E bisogna dire che tutti questi anni di lavoro e di fatica si sentono eccome, così come si sentono le diversità dovute proprio al passare di questi anni. Lo stile si è raffinato, le canzoni sono simili tra loro in quanto a genere proposto, ma allo stesso tempo presentano diversità facilmente localizzabili.
Il tutto è incentrato perfettamente attorno alla voce suadente di Annalisa, vera anima della band, senza nulla togliere ai restanti membri: cara agli stilemi tipici del gothic, riesce comunque a barcamenarsi senza troppa fatica nel divagare musicale tra il prog e le atmosfere più oscure, donando una nota caratteristica ad ogni brano. "
So I Am" in questo è forse la canzone più caratteristica, assieme alla successiva "
Autumn Breeze", dove i toni si fanno ancora più malinconici e taglienti.
"
Florilegium" è quindi un album obbligatoriamente variegato, che vede in questa caratteristica sia il proprio punto forte sia la propria debolezza, presentando un eclettismo notevole e un'ottima crescita personale, non riuscendo però a mantenere una netta coesione fra i brani, che spesso risultano dispersivi, mancando di amalgama. Ma come diceva il compianto Massimino:
"Ditemi in che squadra sta sto Amalgama che lo compro". Tutto è possibile.
Quoth the Raven, Nevermore..
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