Mamma mia quanto tempo è passato dal quel "
From Bliss to Devastation" che nel 2001 sembrava poter lanciare i
Vision of Disorder ad un'affermazione totale e mondiale e che invece, inspiegabilmente visto il il valore di quel disco, il parere della critica e degli addetti ai lavori ed un mercato ancora florido, si è segnalato come ultimo lavoro dato che l'anno seguente il quintetto newyorkese, tra dati di vendita ridicoli e scazzi con la loro etichetta, si è sciolto come neve al sole.
Ci sono voluti dieci anni e l'interesse della omnidirezionale
Candlelight Records, un'etichetta che sa spaziare a 360° dal power, al viking, all'hardcore, al rock, al nu-metal e chi più ne ha più ne metta, per far sì che
Tim Williams e soci rimbracciassero gli strumenti per dare alla luce questo "
The Cursed Remain Cursed", quinto disco in carriera per i VOD che, e ne siamo a dir poco felici, non hanno perso un'oncia del proprio valore.
Un ritorno in grande stile e, e questo ci ha lasciato un po' sorpresi, decisamente infuriato, dato che buona parte delle atmosfere più mainstream e melodiche che avevano caratterizzato "
From Bliss to Devastation" sono state abbandonate, in luogo di un ritorno ai primordi di "
Imprint" e del primo disco omonimo, in cui le componenti pure hardcore erano di gran lunga predominanti: intendiamoci, il gusto e la classe delle armonizzazioni della coppia
Kennedy/Baumbach sono immutati ed anche le linee vocali in clean vocals fanno sempre la loro porca figura, ma il tutto è incentrato sul picchiare duro, in maniera sempre ragionata ed efficace, e sul creare un muro, un impatto davvero devastante.
L'iniziale "
Loveless" non deve trarre in inganno, è solo un modo di riprendere il giusto mood e voltarsi un secondo indietro per vedere dove si era rimasti, ed ecco il chorus che spiega tutta la forza dei Vision of Disorder e che ci conferma che l'ipnotica voce di Williams è sempre lì a mieter cadaveri, prima che "
Set to Fail" e specialmente "
Blood Red Sun" spacchino tutto con la loro furia omicida ma sempre pronta a strizzare l'occhiolino al nostro lato più rilassato, con soluzioni ipnotiche ed oniriche: da segnalare tra le altre la conclusiva "
Heart and Soul", davvero riuscita e che chiude il disco alla grande.
"
The Cursed Remain Cursed" continua così per tutta la sua durata, alternando vocalizzi alla Layne Staley ad efferate e telluriche sfuriate ritmiche su cui si basa gran parte della musicalità della band e "
The Enemy" è un'ottima dimostrazione di stile in questo senso: manca la potenziale "hit" in quanto ogni brano è sul livello del precedente, senza picchi nè crolli, ma dopo l'esperienze passate crediamo che i VOD avessero solo una gran voglia di suonare ottima musica, senza illudersi in voli pindarici che già gli sono costati dieci anni di carriera, probabilmente dei migliori anni.
Obiettivo centrato perfettamente, bentornati tra noi.