Copertina 8

Info

Anno di uscita:2012
Durata:69 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. ASHES
  2. RETURN OF THE THOUGHT POLICE
  3. STARING AT THE SUN
  4. LIBERTY COMPLACENCY DEPENDENCY
  5. COLOPHON
  6. THE HOURS
  7. THAT'S WHY WE CAME
  8. DON'T LOOK DOWN
  9. CODA
  10. THE RUBICON

Line up

  • Damian Wilson: vocals
  • Karl Groom: guitars
  • Pete Morten: guitars
  • Richard West: keyboards
  • Johanne James: drums
  • Steve Anderson: bass

Voto medio utenti

Oggi parliamo d’iniquità, una circostanza che ci circonda, in misura variabile, direttamente nelle vicende della vita e del lavoro, oltre che negli avvenimenti della cronaca, dell’economia e della politica quotidianamente diffusi dai mass-media, e a cui purtroppo ci siamo ormai praticamente assuefatti, quasi fosse una conseguenza fatale della nostra convulsa esistenza.
Niente paura, non si tratta del preludio ad un’invettiva sulle distorsioni della società contemporanea, ma siccome anche l’universo della musica, quello che interessa principalmente questa testata virtuale, è una (maggiormente futile di altre, magari …) parte integrante del sistema e come tale non è per nulla esente dalle sue prevaricazioni, colgo l’occasione del nuovo disco dei Threshold, per segnalare un caso evidente di “ingiustizia”, che ha per oggetto un gruppo sicuramente molto importante nella storia del prog-metal, uno dei pochi in possesso di una propria identità musicale e lirica, eppure evidentemente troppo poco cool per essere ricordato quando si tratta di effettuare classifiche di merito.
In “giro” fin dal crepuscolo degli eighties, autori di lavori di grande spessore, i nostri hanno ottenuto buoni riscontri di critica e di pubblico pur rimanendo inspiegabilmente sempre un po’ ai margini della scena, e non è stato sufficiente nemmeno il recente contratto con l’autorevole e popolare Nuclear Blast (inaugurato con il precedente “Dead reckoning”, che ha comunque ottenuto lusinghieri risultati) per abbandonare definitivamente quel ruolo di aurea cult band che accompagna i britannici ormai da parecchio tempo.
Contribuire ad un atto di autentica “giustizia artistica”, uno dei pochi casi in cui si può facilmente operare con discreto profitto, è dunque compito mio e vostro che state leggendo queste righe, a patto che siate estimatori di una forma melodica, enfatica e melodrammatica di metallo progressivo, capace di attingere tanto dal prog autoctono (Yes, Genesis, …) quanto dal pomp (Styx, Magnum, …), senza dimenticare di assorbire proficui bagliori ispirativi pure dal fronte più magniloquente della NWOBHM (Saracen, Omega, White Spirit, …).
Sostenuto da un concept ancora una volta suggestivo e sagace d’ispirazione vagamente Orwell-iana, “March of progress” è un altro importante tassello nella pregevole carriera dei Threshold, la dimostrazione che la partnership tra Damian Wilson (rientrato nei ranghi dopo la mesta dipartita di Andrew “Mac” McDermott ), Richard West e Karl Groom è davvero un caso di “matrimonio celebrato in Paradiso”, e che non è necessario essere tecnicamente vanesi o eccessivamente referenziali per produrre un eccellente portavoce del genere.
La magnifica timbrica passionale ed evocativa di Wilson vi condurrà nelle trame fluide e vibranti di un albo che sa essere argutamente accattivante e malinconico ("Ashes”, "Staring at the sun”, "The hours”, una terna che mesce rifrazioni di Yes, Asia e Wetton / Downes – Icon, e l’emozionante "That's why we came”, che aggiunge i Pink Floyd alla leggendaria comitiva), intenso ed epico ("Return of the thought police”, "Liberty complacency dependency”, la variegata “Colophon” e la regale suite conclusiva "The Rubicon”, a tratti non lontanissime da certi Black Sabbath Martin-era), aggressivo e arioso ("Don't look down”) e anche, in qualche modo, “moderno” (il cantato sincopato della toccante "Coda” e comunque una certa freschezza di tutto il programma), com’è giusto che sia per una formazione che non vive esclusivamente nella contemplazione del glorioso passato.
Lasciate pure ad altri le copertine patinate e le soap opera da centinaia di commenti nei forum specializzati, ma nel momento sempre più arduo di un investimento economico a carattere non essenziale (sebbene per i veri musicofili si tratti di necessità vitali …) e quando dovrete sciorinare i protagonisti del settore, ricordarsi dei Threshold, è una faccenda assolutamente legittima e prioritaria … lo documenta il loro vecchio catalogo (in corso di ristampa, in forma ampliata e “definitiva”, ad opera della stessa Nuclear Blast … ne riparleremo …) e lo conferma questo bellissimo “March of progress” …
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 27 set 2012 alle 15:44

Grazie mille del consiglio Andrea, quel che ho sentito su youTube mi è piaciuto tantissimo! Adesso mi cerco l'album da acquistare! ^^

Inserito il 27 set 2012 alle 11:41

Molto, molto validi, più prog nel senso che i pezzi sono tutti molto lunghi ma assolutamente coinvolgenti e soprattutto Damian Wilson canta in modo davvero particolare, come se sentisse i brani come davvero suoi, mentre su March of Progress mi sembra un po' freddino. Comunque hai citato gli altri due album che insieme a dead reconing costituiscono a mio avviso il terzetto perfetto dei threshold!

Inserito il 26 set 2012 alle 16:54

I miei preferiti invece restano critical mass e subsurface... gli Headspace non li ho ancora sentiti, se mi dici che sono molto validi corro ad ascoltarmeli! ^^

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