Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2012
Durata:46 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. EMPIRE
  2. BROKEN BONES
  3. BEST OF ME
  4. BLIND
  5. WATERFALL
  6. VICTIM OF THE CRIME
  7. BURNING TEARS
  8. TODAY
  9. FOR THE LAST TIME
  10. FADE AWAY
  11. TONIGHT

Line up

  • Don Dokken: vocals
  • Mick Brown: drums
  • Jon Levin: guitar
  • Sean McNabb: bass

Voto medio utenti

Due capolavori assoluti (“Tooth & nail” e “Under lock and key”), un disco appena inferiore (“Back for the attack”) e alcuni lavori “soltanto” tra il buono e l’eccellente (compreso il precedente del 2008 “Lightning strikes again", su queste stesse colonne, a mio parere, ampiamente sottostimato …), fanno dei Dokken la quintessenza (beh, in realtà quasi certamente basterebbe anche il solo masterpiece dell’85 a garantire tale nobile classificazione!) dell’hard al tempo stesso aggressivo e raffinato e non sono sufficienti alcuni intoppi artistici in una carriera ultratrentennale a sminuire il loro ruolo di sovrani assoluti del cosiddetto class metal.
I caratteri “forti” e complessi dei membri del gruppo californiano, in particolare dei mastermind storici Don Dokken e George Lynch, in continuo contrasto durante gli “anni d’oro” della band, hanno avvalorato, inoltre, la tesi che quando si ha a che fare con dei formidabili fuoriclasse in fatto di talento e tecnica, “l’armonia” della squadra non è un elemento assolutamente necessario per ottenere grandi successi.
La separazione tra i due magnifici “contendenti” si è consumata già da qualche anno, ma è innegabile che ogniqualvolta si deve affrontare una nuova incisione dei losangelini, la mente dei loro fedeli fans ritorni proprio a quella partnership così proficua, un elemento basilare in un confronto con un passato talmente glorioso da rendere poco lucido anche il più obiettivo e pragmatico dei rockofili, razionalmente ben conscio di quanto sia poco realistico ed inopportuno affidarsi a questo genere di riscontro.
E allora, cominciamo proprio dal confermato Jon Levin ad analizzare questo nuovo “Broken bones” (oibò, dalla copertina vagamente rievocante l’artwork di “Wicked sensation” dei Lynch Mob …), rilevandone ancora una volta la classe e la competenza nell’emulazione di quella sofisticata miscela metallica inventata dal suo illustrissimo e “ingombrante” predecessore.
A questo punto, non resta che passare ad esaminare la prova di chi, con la sua scintillante laringe, ha forgiato, in sostanza (anche se la sezione ritmica Brown / Pilson era una roba “da paura”), il restante cinquanta per cento del tipico Dokken-sound: Don non è più fatalmente quel vocalist dall’estensione extraordinaire che sbalordiva e adescava irrimediabilmente il nostro apparato cardio-uditivo negli eighties ma ancora oggi trovare un cantante capace di un’intonazione suggestiva, emozionante e policroma come la sua è un’impresa ardua.
Dunque? Tutto bene? Ci apprestiamo a commentare la riaffermazione di un’egemonia inespugnabile? Beh, non esattamente, in realtà, perché il songwriting attuale, pur ispirato e non troppo “nostalgico”, manca un po’ di “tensione” e di autorità, perdendosi a volte nei meandri di una “formalità” poco consona ad un monumento del settore.
Nulla di particolarmente “grave”, eppure forse il “segnale debole” di una vitalità in lieve flessione che però non impedisce ad “Empire” di irrompere (un po’) alla maniera di "Kiss of death", alle vibranti melodie della title-track e delle esotiche “Victim of the crime” e "Tonight” di inebriare i sensi, scavati ancora dal groove dell’hard blues aristocratico “Best of me”, mentre "Blind” e anche lo “sconfinamento” stilistico "Waterfall” (con rifrazioni di Kings’X nello spettro espressivo …) vengono invece accolti dai suddetti “giudici supremi” dell’apprezzamento come la gradevole raffigurazione di un quadro sonoro dalle tinte appena sbiadite.
Le atmosfere emozionanti e l’inattaccabile gusto armonico dei migliori Dokken rivivono, infine, in “Burning tears”, in "For the last time”, in “Fade away” e anche in “Today”, una spettacolare rilettura dei Jefferson Airplane, e contribuiscono fattivamente alla riuscita di un albo degno della storia del gruppo, arricchita di un nuovo capitolo capace di onorarla pur senza “sconvolgerla” … chissà … forse per raggiungere tale straordinario risultato Don e Jon dovrebbero cominciare a litigare …
Recensione a cura di Marco Aimasso
Una band dalle ossa spezzate

Quets'album prosegue il discorso del tentativo di cercare di riportare in vita il classic Dokken sound e il riusltato è più o meno lo stesso ma con un po' più di convinzione.Don Dokken viene ampiamente aiutato dalle backing quasi"main"vocals(nei cori) di Mark Boals(ora non a caso nella band come bassista).Dignitoso ma nulla più.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 28 set 2012 alle 22:31

ciao mephys, ma quale ironia, io i dokken li AMO alla follia...nonchè mi fanno incazzare quando pubblicano cagate tipo hell to pay (di cui trovi la mia recensione su questo sito) a differenza del cd precedente che davvero ho trovato decente ma moscio (concordo col 6 dato da sbranf) questo broken bones mi è piaciuto davvero MOLTO, già basta empire per farmi scatenare nell'headbanging :D Simolambio, l'ho sto giusto riascoltando mentre scrivo queste righe e beh.. per adesso, perlomeno, non cambio il mio giudizio, a mio parere è il disco + bello perlomeno da erase the slate...ma questo IMHO lo batte! Don ha 30 anni in più sul groppone e purtroppo non ci piove che la sua voce sia andata... ma mi mette sempre i brividi, a patto che i brani siano belli ;)

Inserito il 28 set 2012 alle 22:23

wè, ma manco un commento per sto grandissimo ritorno dei dokken? metallari cromati, cigni e samurai rock, dove siete?? uhmm... ma non è possibile.. stanotte lo riascolto, eppure mi ha gasato non poco sin dal primo ascolto! perdonami Graz...ma non riesco a capire se cè dell'ironia nei tuoi commenti o stai parlando sul serio *_*

Inserito il 28 set 2012 alle 18:41

Ciao ragazzi! Scusate il mio commento colorito! A parte gli scherzi, la mia preferita rimane la title track, le altre cosi cosi, ma come dice mephys il punto che distrugge tutto quello che di buono/discreto può esserci a livello di songwriting è la voce (??) di Don...non è mai stato un super fuoriclasse, ok , ma rispetto agli anni d'oro non solo c'è un calo (come è normale che sia), ma proprio un crollo totale...svociato, completamente...e tutto perde parecchio di potenza...peccato!...lo riascolterò anch'io comunque! Graz, l'hai riascoltato??

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