Dopo alcuni anni di attività (a partire dal 2001) e 2 demo alle spalle i capitolini
Evershine si presentano al grande pubblico con il loro debut-album “Renewal” prodotto dalla Bakerteam Records.
Già dalla prima traccia si potrebbe dire di non recepire qualcosa di particolarmente innovativo ed originale in quanto Marco Coppotelli (voce) & soci si affidano a sonorità e ritmiche già conosciute e proposte da bands come Rhapsody of Fire, Stratovarius ed Hammerfall, ma una buona tecnica strumentale ed una certa accuratezza nelle sonorità meritano quanto meno la giusta attenzione.
Si parte con una squillante quanto melodica “Evershine” in cui da subito risultano decisamente apprezzabili la voce e gli arrangiamenti orchestrali (compito svolto dal tastierista Simone Cardini) e dove una certa freschezza ed un impatto power abbastanza deciso si alternano con un’atmosfera a tratti marcatamente ed eccessivamente sdolcinata.
Spetta alla successiva “Angel Killer” spostare la visuale d’ascolto in qualcosa di più attinente al genere grazie al succedersi di “giri” di tastiere, riff incalzanti e melodie liriche ben distribuite.
In perfetta sintonia con il titolo la terza “Run” accelera un tantino i ritmi dando sfogo ad assoli vertiginosi di chitarra accompagnati, direi egregiamente, dalla voce di un Coppotelli decisamente all’altezza.
Le doti tecniche della band di delineano indiscutibilmente nelle seguenti “Demon’s Ride” e “The Storm” dove, in aggiunta alle menzioni sopra citate riguardanti voci, tastiere e chitarra, è quanto meno doveroso evidenziare il “lavoro” di doppio pedale eseguito da un Nicola Petricca assolutamente all’altezza ed in grado di dare quell’impronta decisamente power al progetto.
Quando si arriva a “A Chance to be Free” l’ondata speed si placa decisamente ed un’atmosfera più morbida ed ovattata lascia spazio ad un’immaginazione quasi fiabesca dove sono i cori, le tastiere e le sonorità sinfoniche a guidare l’ascolto in una ballata melodica e sognante destinata a battezzare la traccia come, a mio avviso, la migliore dell’album.
Il ”cammino” riprende la sua strada senza particolari sconvolgimenti e sussulti e le ultime 3 tracce “Here We Come”, “Faith and Dreams” e “Where Heroes Lie” per quanto valide e grintose, grazie ai già citati virtuosismi dei singoli, risultano altresì, ahimè, molto simili tra loro e prive di quel gran finale meritevole di menzioni particolari.
In conclusione non si può certo parlare di un debut-album deludente ed
approcciato ma si ha una certa difficoltà nel riconoscere una delineata presenza di personalità.
Vanno pertanto assolutamente attribuite e riconosciute le innegabili capacità tecniche del gruppo generate da una evidente esperienza acquisita nel percorso ma, come si direbbe a scuola, mi sorge spontaneo affermare che
i ragazzi sono bravi, si impegnano ma potrebbero fare di meglio.
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