"Mi sedetti al tavolo con il proposito di scrivere il proseguo delle avventure di Ziltoid l'alieno. Nella mia mente sarebbe dovuto essere qualcosa di oscuro, malinconico, eppure la prima canzone che uscì dalla mia penna fu decisamente allegra. Mi dissi che era un caso, che l'avrei tenuta da parte per qualcosa di nuovo e mi rimisi a scrivere..e un'altra canzone dai toni felici saltò fuori. Devy Devy, forse Ziltoid può aspettare.."Penso che questo sia il miglior modo per iniziare una recensione di un album di Devin Townsend, con un viaggio tra i suoi pensieri all'epoca della prima stesura di "
Epicloud", quinto album sotto il moniker
Devin Townsend Project.
Si perchè la testa del buon Hevy Devy è da sempre un coacervo più o meno ordinato di pensieri, parole, opere ed omissioni, per fare una citazione religiosa. E tutta questa confusione, questo maelstrom finiscono col riversarsi puntualmente sul pentagramma, mettendoci di fronte ad un'opera ogni volta differente, con sfumature simili e pattern consolidati, ma complessivamente lontane anni luce l'una dall'altra.
E "Epicloud" non fa certo eccezione, dimostrandosi differente dai 4 dischi che lo precedono, avvicinandosi piuttosto in maniera piuttosto marcata a quel "Terria" pubblicato 11 anni fa con la Devin Townsend Band, per le atmosfere marcatamente "happy" e ariose, che non si indirizzano verso un genere particolare ma che comprendono una varietà pressoché infinita di mondi più o meno reali.
Prog, heavy, pop, jazz, hard rock, gospel e addirittura una puntina di country. Follia? Embeh, stiamo parlando di Devin Townsend, non degli Iron Maiden! E la cosa che colpisce di questo disco, così come in un pò tutti i suoi lavori,è l'incredibile abilità compositiva di Devy, che riesce a far convivere una moltitudine di suoni differenti in un solo disco, senza suonare come un miscuglio circense o esageratamente fuori dalle righe.
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Epicloud" non è infatti un disco di difficile digestione, tutt'altro. Le canzoni scorrono tranquillamente nella loro semplicità disarmante, senza eccessiva complessità, riuscendo allo stesso tempo a non risultare mai noiose o già sentite. E' un approccio più leggero, in questo senso simile a quanto sentito su "Addicted", ma non per questo meno affascinante e avvincente.
Parlando delle singole canzoni, quelle per cui varrebbe la pena di spendere due parole sono davvero parecchie ma voglio cercare di limitarmi: si va dall'ardore di "
Grace" e della successiva "
More!" alla meravigliosa calma di "
Divine", dal testo davvero altamente emozionale, passando per lo splendido remake di "
Kingdom", che si collega idealmente alla traccia che la precede, quella "
Save Your Now" che si candida prepotentemente a miglior canzone mai scritta da Townsend, senza dubbio la migliore del disco. Meritevoli di citazione sono anche la conclusiva "
Angel", con quei cori gospel già sentiti nell'intro "
Effervescent!" volti a chiudere un ideale cerchio, e "
Liberation", che nell'incedere ricorda vagamente i Foo Fighters, e non bestemmio. E per concludere è d'obbligo parlare di "
Lucky Animals", canzone simbolo della follia Townsendiana, che cita più o meno esplicitamente i Dog Fashion Disco nella sua strumentale varietà.
E come se tutto questo non bastasse, su "Epicloud" troviamo il piacevolissimo ritorno della bella e brava
Anneke Van Giersbergen, ex cantante dei The Gathering, che con la sua voce accompagna Devin in diverse canzoni, provvedendo ad accrescere quell'aura eterea e sognante che permea l'intero lavoro, oltre ad incitarlo nell'incalzante e già citata "More!", dimostrandosi estremamente versatile e decisamente adatta ad accoppiarsi a Townsend nei suoi lavori.
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Epicloud" è quindi un album pressoché perfetto nella sua semplicità, che riuscirà difficilmente a schiodarsi dal mio lettore. Gira, gira e non annoia, mentre i ritornelli e le note si piantano sempre più in profondità nel cervello. Sicuramente nella mia Top del 2012, sicuramente uno dei migliori dischi ascoltati negli ultimi mesi, molto probabilmente il mio disco preferito di Devin Townsend, di qualunque sua incarnazione si parli, scalzando quel "Terria" citato in precedenza. Ottimo lavoro Devin, ad occhio e croce i tuoi demoni se ne sono definitivamente andati a farsi benedire.
Quoth the Raven, Nevermore..