Tornano i
rockers “espressionisti”
Desidia e devo dire che il loro “L’essenza” rappresenta un passo importante nel percorso di maturazione del valente gruppo piemontese.
Rispetto al precedente “L’imperfezione”, già molto intrigante, la nuova autoproduzione realizzata dai nostri torinesi aggiunge una dose supplementare di “messa a fuoco” e incisività compositiva, capace di dare luogo a canzoni poetiche e assai ispirate, raffinate e carismatiche eppure anche dotate di quella
magica peculiarità che le rende accessibili senza scadere mai nel banale.
La musica dei Desidia è uno “strano caso” di eterogenea concentrazione d’influenze che si esprime in assenza di palese “soggezione”, si muove con sicurezza e acume tra “tradizione” e “alternativa” in un misto di
rock classico,
grunge e
cantautorato, il tutto solcato da un gusto melodico davvero magnetico, in grado di scaraventarli lontano, là dove “osano” solo le formazioni ad elevata visibilità “commerciale”.
In questo senso, pur senza sprofondare nel grigiore di certo
mainstream, la sorniona “Per sempre tua”, la deliziosa “Numeri da ricordare” e pure la ballata
elettro-acustica “Il confine” (con un pizzico di Timoria nell’impasto), potrebbero finire per piacere “addirittura” al pubblico di Ligabue e Negrita e l’istantaneità armonica di “Come un oceano” sarebbe perfetta per i palinsesti radiofonici specializzati più in auge, se solo i loro curatori fossero veramente attenti a quello che accade nel nostro convulso
underground.
Per chi cercasse, poi, soluzioni maggiormente “torbide” c’è sempre “Quiete” (dalle tenui reminiscenze Afterhours-
iane e la sfuggente suggestione si ripeterà anche in altri momenti del programma …), o le volubili venature
hard-blues di “77”, contraddistinta ancora da un seducente ritornello, oppure ancora l’afflato di
grunge psichedelico (vagamente alla Ritmo Tribale) che avvolge la suggestiva “J.”.
L’intimità di “Bambole” vi toccherà nel profondo, la
title-track è un gioiellino che si nutre di
pathos fluttuante, “Iguana” è una brillante celebrazione del mito di Iggy Pop (e Dorian Grey …) e “M dorme” chiude l’album sotto forma di breve strumentale chitarra / basso, tanto “essenziale” quanto gradevole.
Testi realmente affascinanti e una perizia tecnico-espressiva di ottimo livello (plauso particolare alle capacità interpretative di TestaQuatra e segnalazione speciale per il violoncello di Carlo Leccioli, che regala ulteriore distinzione ai componimenti), completano le note di un disco molto riuscito sotto tutti i punti di vista (compresa la veste grafica, laddove la resa sonora appare perfettibile, ma con tutte le “attenuanti” dovute a un’incisione “autogestita” …), per una
band che oggi ha concretamente tutti i mezzi necessari per uscire dal “pantano” dei
sotterranei musicali del
Belpaese … molto bene.