Forse la descrizione migliore per definire le coordinate sonore di questo “Spleen” la hanno data proprio i loro autori nello stralcio dell’intervista che inseriscono nel
flier promozionale del disco: “[…]
sull’asse delle ascisse i Nine Inch Nails più sobri e su quella delle ordinate i Paramore più incazzati […]”.
Allo scopo di rendere ancora più preciso l’orientamento musicale, aggiungiamo anche i vettori di Filter, Guano Apes, The Pretty Reckless, 30 Seconds To Mars, Garbage e, tanto per rimanere nel suolo italico, Exilia, per un quadro complessivo che identifica i milanesi
Murders From The Block tra quegli artisti capaci di rendere
radiofoniche le caratteristiche basilari del
crossover di matrice americana.
Tecnicamente piuttosto abili, con la magnetica voce (e l’immagine!) di Hillie Rocks attrezzata per catturare l’attenzione e alimentare un’adeguata dose di
empatia, i nostri offrono un dischetto davvero curato nei dettagli (produzione, suono e impatto “iconografico”) e coinvolgente, fascinoso anche dal punto di vista dei contenuti (le liriche, come si evince dal titolo, traggono ispirazione dal sommo Baudelaire allo scopo di esternare il disagio di chi si relaziona con difficoltà con le distorsioni del “mondo reale” contemporaneo), dotato dei mezzi necessari per fare bene nel mercato discografico di “riferimento”.
Probabilmente manca ancora un pizzico di “autentica personalità”, ma ricordando che stiamo comunque parlando di un debutto autoprodotto, i presupposti sono assai incoraggianti, soprattutto per il gusto e l’incisività con cui sono congeniate le composizioni, in grado di essere fluttuanti e sinuose (“Just like a mirror”), fosche e schizofreniche (“No way out”, con scorie
nu-metal), spettrali e inquietanti (“Ghost on the highway”) oppure energiche ed adescanti ("Stand by my side”, una sorta di No Doubt sotto l’effetto di una qualche
strana tipologia di “droga sintetica” …), il tutto inframmezzato da squarci strumentali che evocano visioni di efferate alienazioni urbane (“The block suicide”) e scenari apocalittici e siderei (la title-track, ”The drifter”).
Un gruppo da premiare con una valutazione ampiamente positiva e con il supporto di tutti gli estimatori del genere, che attualmente nei Murders From The Block potranno individuare, se non proprio il “futuro” del
rock alternativo, almeno un’interessante interpretazione del suo “presente”.
Attendiamo un
full-length per ulteriori verifiche …
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