100% SLOOM metal!…così si presentano gli irlandesi
Two Tales of Woe, con il loro sound conteso tra sludge/doom, blues, heavy metal, rock e chi più ne ha più metta .
A Conversation With Death è il loro album d’esordio dove queste diverse essenze confluiscono costruendo un mix vincente; segreto di questa composizione sono innanzitutto le dosi, perchè leggendo le prime righe di questa recensione probabilmente molti di voi penseranno: “ariecco n’altro minestrone riscaldato” e invece mi è subito sembrato un buon disco proprio per l’aver individuato lo spazio da concedere alle influenze stilistiche con il quale è stato composto.
Un disco che si evolve, muta, con numerosi cambi di direzione che però riconducono sempre sulla via maestra mostrataci dall'opener
“The Final Resistance”, costruito su un sound heavy dilatato da un tocco doom dapprima leggero ma che finisce con l’impadronirsi della scena.
E questo è un po’ quello che accade all’intera tracklist che, nel caso decidiate di farlo vostro, vi consiglio di ascoltare (soltanto) nell’ordine in cui la trovate, ne apprezzerete il progressivo trasformarsi della sua fisionomia. Un continuo scambio di primi piani e di background dove le strutture strumentali e la voce, pulita o in growl, si alternano continuamente e in cui possiamo a volte individuare il genere protagonista.
In
“Serenade of Silence” tocca a semplici giri blues armonizzare la struttura rock sulla quale è impostata la canzone, mentre
“Hell Again” e
“Blood of the Bad” rappresentano le uscite più vicine all’heavy metal. Ambienti squisitamente doom li incontriamo in
“City of Doom” (pensa te!) e in
“Religion”, brano dalla forte indole death metal nonchè il migliore sia dal punto di vista dell’impatto, sia da quello della tecnica; anche in
“Mantra of Punishment”, breve intermezzo strumentale, si possono individuare elementi doom pur essendo indirizzata verso una psichedelia dalle pretese noise.
Finale acustico dal sapore southern rock tra le note di
“Kerry”, unico pezzo purista di A Conversation With Death.
Vedete, una cosa è mettere insieme diversi stili come fanno molti nel disperato tentativo di trovare consensi qua e là, un’altra è trovare la ricetta giusta e saperla soprattutto realizzare come hanno fatto i Two Tales of Woe.
Bravi, bravi davvero!
Ah… a momenti dimenticavo: se volete scaricarlo gratuitamente eccolo
qui, tutto vostro!
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