Come già anticipato in precedenza all'uscita ufficiale del presente "Hangover Music Vol. VI", il nuovo album targato Black Label Society si sarebbe presentato come un prodotto quasi interamente acustico, qualcosa di particolare e a sé stante rispetto alla rimanente discografia della band di Zakk Wylde. Puntualmente il disco non smentisce le anticipazioni e relative aspettative maturate prima della sua pubblicazione, e a un solo anno di distanza dall'uscita del predecessore "The Blessed Hellride" ci ritroviamo tra le mani un altro grande disco di questa prolifica e, come qui dimostrato, eclettica formazione. Formazione che qui, al fianco di Zakk alla voce, chitarra, piano e basso di tanto in tanto, vede la partecipazione di personaggi del calibro di Mike Inez e John Tempesta presenti come ospiti in un paio di tracce, anche se, come sempre parlando di BLS, il ruolo di mainman sia compositivo che esecutivo viene detenuto da Wylde. Venendo al disco in questione e ai suoi contenuti musicali, visti i presupposti, era logico aspettarsi qualcosa di diverso e particolare, e di certo "Hangover Music Vol. VI" rappresenta da questo punto di vista quasi un superamento delle aspettative, in quanto delle 15 tracce presenti è possibile solo in un numero ristretto di episodi potersi imbattere nel suono tagliente e aggressivo della Les Paul di Zakk, dove al suono valvolare e alle pesanti distorsioni viene quasi interamente preferito il caldo e più intimo suono di chitarre e piano acustici. Tutt'altra musica (è proprio il caso di dirlo) rispetto a quanto ascoltato in precedenza dalla band con un certo risultato di stupore prima da parte dell'ascoltatore, e di ammirazione in seguito ai primi ascolti. Superato il primo momento di "imbarazzo" di fronte all'intimità e all'atmosfera sprigionata da questo nuovo album, risulta difficile non rimanere ammaliati dalla struggente carica emotiva e passionale che ogni singola traccia dimostra, di fronte all'energico pathos declamato dall'avvolgente cantato di Zakk, qui in gran spolvero in tutte le molteplici interpretazioni. Le iniziali "Crazy Or High", "Queen Of Sorrow" e "Steppin Stone" introducono egregiamente verso quello che si dimostra essere un album in grado di convincere e coinvolgere l'ascoltatore in tutti i suoi differenti aspetti. Le atmosfere iniziali, sofferte, cupe e drammatiche si evolvono in quelle più sentimentali, armoniche e suadenti di una "She Deserves A Free Ride", dove Zakk mostra tutta la sua sensibilità e dolcezza alla voce con una performance davvero particolare, appena sussurrata ed evocativa. Nel mezzo, atmosfere dall'arcigno gusto southern si mescolano con le tinte del blues e con il sound oramai tanto caro ai BLS, nelle ottime "House Of Doom" e "Damage Is Done", episodio dopo il quale troviamo una delle tracce migliori dell'intero lavoro, di sicuro quella dal significato più sentito e profondo, "Layne", dedicata allo scomparso Layne Staley, in grado di non risparmiare alcune delle più forti emozioni dell'intero lavoro. Altra nota particolare merita la cover dei Procol Harum di "A Whiter Shade Of Pale" qui riarrangiata solo per piano e voce e caratterizzata da un'esecuzione davvero struggente ed encomiabile. Nella sua atipicità "Hangover Music Vol. VI" si dimostra dopo attenti ascolti un disco davvero di grande valore, con l'unica pecca di dover richiedere ogni volta la giusta concentrazione e il giusto trasporto per poterne cogliere appieno la magia e l'emozioni in esso racchiuse. Se questo sia un pregio o un difetto sta al buon senso di ciascuno giudicarlo.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?