Un buon esempio di
rock ad ampio spettro è quello che offrono i sardi
Almost Done For, autori di un dischetto d’esordio autoprodotto piuttosto godibile e fresco, edificato su solide basi
hard, ma capace di infondere al suo suono un approccio di derivazione
crossover, intendendo con questo termine un’attitudine “permeabile” ad aleatori flussi contaminanti.
Nulla di particolarmente
rivoluzionario, sia chiaro, ma se vi piacciono gli Aerosmith, i Pearl Jam, gli Extreme e i RHCP più accessibili (e magari pure certi Ugly Kid Joe meno goliardici), in “Waiting for the heroes” troverete presumibilmente tutte le caratteristiche della musica che fa fremere i vostri sensi, per di più priva di qualunque forma di fastidiosa velleità puramente imitativa.
La migliore dote del gruppo è, infatti, una notevole capacità di scrittura, in grado di palesare i suoi pilastri ispirativi senza abusare dei “classici”, in modo da rendere l’intera operazione credibile e meritevole di attendibilità artistica, una circostanza sicuramente da rimarcare con risolutezza quando si tratta di una
band al debutto.
I brani sono tutti assai gradevoli, sostenuti da una perizia tecnica non trascurabile e da un lodevole gusto negli arrangiamenti, e alla luce di tali fatti, sarà, dunque, abbastanza facile per l’ascoltatore lasciarsi coinvolgere (dopo l’intro
metropolitana “Sounds from the city”) dalle intense pulsazioni di “Social vaseline”, dalle scorie
grunge di “Golden bullet” (apprezzabili le
backing vocals di Lady Ninita, che torneranno anche in “IX”), dalle ricercatezze elettro-acustiche di “Shards” e ancora dall’ardore
hard-blues di “IX”, un pezzo che potrebbe ottenere facilmente il
placet dei
fans di Richie Kotzen.
Una menzione “speciale”, poi, la riserviamo a “Curtain falls”, vigoroso
happening gratificato da un contributo di fiati in pieno stile
RnB, e per la
ghost-track (sebbene personalmente non gradisca molto il ricorso a queste “fantasmate” …), un ispirato numero
reggae degno tanto del maestro Marley quanto di un Ben Harper, per esempio, uno dei suoi “discepoli” più rilevanti ed eclettici.
La bella grafica “fumettosa” del
booklet e testi non banali partecipano ad un giudizio complessivo ampiamente positivo, consegnandoci un gruppo interessante, da inserire senza remore nell’ambita (e altresì abbastanza congestionata,
invero) categoria degli “emergenti di valore”.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?