Gran bella sorpresa quella offerta dai bolognesi
The Black Rain.
Un
hard-rock in cui “classico” e “moderno” (ammesso che si possa definire in questo modo una qualunque variante di quest’arzillo “vecchietto” …) si fondono in maniera sagace e coinvolgente prorompe dai solchi digitali di questo “Night tales”, un esordio sicuramente molto gradevole in cui l’insegnamento mutuato dai modelli storici del genere s’interseca con l’approccio dei loro migliori epigoni (Alter Bridge, Avenged Sevenfold, Theory of a Deadman, Nickelblack …) senza per questo apparire palesemente imitativo o “già sentito”.
Il “segreto” è, come sempre, saper scrivere belle canzoni, edificate su linee melodiche attraenti e incisive e gli emiliani dimostrano fin dal primo contatto di dominare i termini fondamentali della suddetta
misteriosa e
decisiva dotazione, condividendo con gli astanti i risultati di tale padronanza attraverso un’adeguata competenza tecnico-interpretativa, completando, così, il quadro complessivo di un prodotto da annoverare istantaneamente sotto la categoria “bel disco”.
In particolare, da quest’ultimo punto di vista, piace parecchio lo stile vocale di Mirko Greco, capace di mescere con notevole personalità distintiva vaghe sfumature timbriche alla Greg Graffin (pilotando, altresì, talune armonizzazioni d’ispirazione Bad Religion / Social Distortion…) con l’intensità di un Eddie Vedder (o dei vari Kennedy, Stapp, Connolly e Kroeger, pure …), interpretando al meglio il suo ruolo di primo catalizzatore sensoriale dell’attenzione
cardio-uditiva.
Difficile escludere dalla citazione qualche brano dell’albo … ognuno di essi ostenta gusto espressivo e forza comunicativa, tra grintosa disinvoltura (la sinuosa e fremente “Lake trip”), armonie ariose e vincenti (“Won't let go”, “My sweet mistake”), dissertazioni maggiormente “tradizionali” (il
rock n’ roll “Plastic love”, il potente
rock duro “Hot for a night”), vibranti tensioni sonore (i Pearl Jam & C. evocati con opportuno carisma in "The black rain motel” e “Coming home”) ed
excursus passionali piuttosto brillanti (“Sugar in poison”, “Mama let me be” e l’enfatica “As I lie”).
Racconti Notturni perfettamente adatti anche per una vantaggiosa fruizione diurna, dunque, da consigliare senza remore a tutte le generazioni di
rockofili, che non potranno che costatare la bravura dei The Black Rain, l’ennesima dimostrazione che anche il
Belpaese, con il supporto adeguato, ha i mezzi necessari per “dire la sua” nella sgomitante scena discografica internazionale di riferimento.
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