Uno dei motivi per cui dovrei ricordare il 2012 è il ritorno sulle scene di una serie di nomi importanti in vari settori del metal e hard rock, a onor del vero con sorti alterne. Ma se, per esempio, ho trovato il tanto decantato nuovo Meshuggah inferiore ai loro standard qualitativi, per il nuovo
Neurosis il discorso è opposto. Tutto sta nel capire cosa ci si aspetta da loro. Se per voi i Neurosis sono solo quelli di lavori come Souls at Zero o Through Silver in Blood: rabbia cieca, selvaggia, urla lancinanti, un mix di hardcore, industrial e noise con suoni taglienti come vetri rotti e sperimentazione a tutto campo, allora, probabilmente, li avrete già abbandonati da un po' di tempo. Se, invece, avete gradito la seconda parte della loro carriera, capirete perché
Honor Found in Decay merita il top album. Alla soglia dei cinquant'anni Kelly e Von Till hanno lasciato Oakland per le campagne dell'Oregon, seguendo una normale evoluzione personale, che ha cominciato a riflettersi nella musica da A Sun that Never Sets, se non già da Times of Grace. La collaborazione con l'ex Swans Jarboe nel 2003 dovrebbe dire tutto del nuovo corso della band. Arriva un momento in cui non ti interessa più essere l'avanguardia della musica estrema, hai sanguinato a sufficienza e descritto con minuzia orrori urbani; decidi di andare oltre ed esplorare nuove dimensioni creative, perché hai la capacità di farlo e perché un ripiegamento intimistico ed una ricerca interiore diventano più naturali. Le nuove coordinate ruotano intorno allo sludge, al doom anni'70, al post rock e stoner, tal volta al folk. Non è casuale l'ormai decennale collaborazione con Steve Albini.
My Heart for Deliverance, caratterizzata dalle note di un organo Hammond, è sludge che incede pesante come un pachiderma, con parte finale di violino folk.
Casting the Ages, con il suo fortissimo richiamo al doom e ai My Dying Bride più monolitici, potrebbe definirsi il primo brano gothic doom composto dai Neurosis. Le chitarre hanno accordi ribassati e suoni caldi così come le voci di Kelly e Von Till, che alternano un cantato roco e stridulo a tonalità profonde, a tratti ricordando Peter Steele; ascoltate la opener
We All Rage in Gold: siamo vicini allo stile dei loro solo project acustici. Ho trovato curiosa la riproduzione, sia qui che nella sopracitata My Heart for Deliverance dello stesso sample che chiudeva Water is Not Enough, solo alleggerito e reso meno abrasivo. Non ho capito se si tratta di un voluto autocitarsi o se cominciano ad essere a corto di campionamenti.
All Is Found… In Time e
Bleeding The Pigs sono i pezzi che più si avvicinano alla prima fase della loro carriera, in particolare nella seconda troviamo addirittura i sample di Burning Flesh In The Year Of Pig (di nuovo il mio dubbio testè espresso).
At the Well parte con uno spoken words che si avvicina ai Depeche Mode e finisce con una pregevole ed intensa parte melodica, arricchita da due voci in controcanto, entrambe disperate e cupissime. Honor Found in Decay mostra come si possa essere pesantissimi e cupissimi anche rallentando e riallacciandosi a coordinate musicali più "american roots", e come essere intimisti ed aperti a sprazzi di melodia non significhi essere diventati più leggeri. I detrattori del secondo periodo dei Neurosis potrebbero obiettare che Steve Albini ha reso eccessivamente simili i dischi che ne fanno parte, ma, diciamo la verità: anche i lavori del primo periodo, pur nel loro impatto scioccante, hanno uno stile ben riconoscibile, non ci troviamo a cambiare radicalmente suoni da uno all'altro. Era semplicemente uno stile diverso. Per finire? Grande musica, classe da vendere: grande disco!
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