Copertina 6

Info

Anno di uscita:2013
Durata:38 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. PUT IT TO THE TORCH
  2. HONOR NEVER DIES
  3. OWN YOUR WORLD
  4. THE LANGUAGE
  5. BEFORE THE FIGHT ENDS YOU
  6. INDIVISIBLE
  7. DEAD MAN BREATHING
  8. THE DIVINITY OF PURPOSE
  9. NOTHING SCARS ME
  10. BITTER TRUTH
  11. BOUNDLESS (TIME TO MURDER IT)
  12. IDOLIZED AND VILIFIED

Line up

  • Jamey Jasta: vocals
  • Wayne Lozinak: guitars
  • Chris Beattie: bass
  • Matt Byrne: drums
  • Frank Novinec: guitars

Voto medio utenti

Che gli Hatebreed abbiano scritto una buona dozzina di pagine dell'hardcore è fuori discussione, sarebbe stupido negarlo. L'esordio "Satisfaction Is the Death of Desire" e il successivo "Perseverance", primo per Universal, sono vere e proprie pietre miliari del genere. Da li in avanti c'è stata una netta virata verso lidi più metal da parte della band di Jamey Jasta e forse qualcosa non è andato per il verso giusto..

..3 album in mezzo e ora questo nuovo "The Divinity of Purpose", il primo per Nuclear Blast (almeno in Europa). E il risultato, almeno a mio modo di vedere, non è propriamente dei migliori.
Intendiamoci, il disco è una bomba, è violento, è incazzato, sia nella musica sia nei testi sempre graffianti di Jasta. Però è un ritornello che si ripete ormai da troppo tempo, troppo uguale, troppo simile a se stesso.
Non nego che i fan storici della band possano apprezzarlo, anzi ne sono praticamente certo, così come posso mettere la mano sul fuoco che le canzoni di questo disco creeranno scompiglio e stati di morte più o meno apparente ad ogni concerto in cui la band andrà ad esibirsi.
Detto questo, l'album suona eccessivamente ripetitivo anche alle mie orecchie di fan del metalcore, con canzoni sempre troppo poco distinguibili l'una dall'altra, pur cariche di una rabbia e di un'intensità incredibile. In pratica dovete essere incazzati col mondo per gradire questo disco, dovete trovarvi sulla stessa lunghezza d'onda degli Hatebreed, altrimenti vi suonerà vuoto e privo di phatos.
Proprio per questo motivo mi vien difficile fare una cernita dei pezzi migliori o peggiori: forse l'unica canzone che si eleva un po' dal resto è la centrale "Before the Fight Ends You", ennesimo manifesto degli americani nei confronti del proprio pubblico, una sorta di "pissed-off audience", termine che tradotto perderebbe di qualità e di senso, ma che nel suo significato intrinseco racchiude la descrizione perfetta degli amanti della band.

"The Divinity of Purpose" insomma è un disco che farà senza dubbio la felicità dei fan più conservatori della band americana, così come quella dei pogatori professionisti e dei feticisti del mosh-pit. Per gli altri, un disco di poco conto e facilmente evitabile. Il voto è sufficiente proprio perchè media tra i due aspetti, ma niente più.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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