Il nuovo album di questa storica formazione italiana, attiva da più di dieci anni, è un centro pieno. Il loro incrocio fra il gothic metal, power e nu metal risulta competitivo anche al di fuori del nostro paese e non teme i paragoni con i nomi più importanti del panorama musicale. Tutto è estremamente azzeccato: egregio il lavoro chitarristico del nuovo arrivato G. G. Gohm, per di più pompato a dovere da un'ottima produzione; bella la parte melodica, un equilibrato connubio fra elettronica ballabile e gothic sinfonico, che, se in precedenza risultava preponderante, ora si fonde con i pesanti riff di chitarra; accattivante la sezione ritmica. Lady Godyva è una singer di tutto rispetto, alla pari di una Simone Simons o di una Amy Lee. La prova è la cover di
Ti Sento dei Matia Bazar, cantata in inglese (scelta che condivido; ascoltate come, semplicemente cambiando la lingua, il brano risulti "internazionale"), dove il confronto con Antonella Ruggero è retto ampiamente. Bisogna riconoscere ai
Godyva anche la passione ed il merito di continuare con un genere che da noi è rimasto sempre un po' di nicchia, rispetto a paesi come la Germania, per esempio. Arriva l'estate: li mettiamo i Godyva in qualche festival europeo? Farebbero un figurone.
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