4 album in 5 anni non è mica male come traguardo! E i
Mastercastle, band nostrana sotto contratto con la Lion Music, ci sono arrivati senza battere ciglio, sfornando un ottimo album dopo l'altro, riscuotendo unanimi consensi un po' dappertutto.
E le ragioni ci sono tutte, senza alcuna ombra di dubbio: in primis l'esperienza e l'abilità chitarristica dell'ex Labyrinth
Pier Gonella, unite alla bella voce di
Giorgia Gueglio, che compongono il nucleo originale della band. Power metal con voce femminile quindi, che farebbe pensare a inserti sinfonici alla Nightwish o simili..beh, no. Il power dei Mastercastle è puro e incontaminato, con Giorgia sì protagonista ma al servizio della band. Band alla quale si è unito alla batteria
John Macaluso, protagonista coi norvegesi Ark di due tra gli album prog più belli degli ultimi 15 anni.
"On Fire" quindi, ultima fatica in ordine di tempo della band italiana, parte quindi sotto i migliori auspici, confermandoli senza troppi patemi anche in fase di ascolto, regalando perle quali l'opener "
Silver Eyes", la centrale "
Gold Violet" e soprattutto la bellissima "
Platinum", nella quale
Roberto Tiranti, ex collega di Pier Gonella nei Labyrinth, offre la solita prestazione ineccepibile, arricchendo una canzone già di per se notevole.
Ascoltando questa canzone però sorge un legittimo dubbio: ma inserire in maniera ufficiale una voce maschile potrebbe essere cosa buona? A mio parere assolutamente si, non tanto perchè Giorgia da sola non è in grado di sostenere il peso di un disco, tutt'altro, quanto perchè una seconda voce maschile, sempre orientata su coordinate power (niente growl insomma) potrebbe aprire nuovi scenari e nuove possibilità compositive.
Le canzoni infatti risultano si ottime dal punto di vista tecnico (anche se in più di un'occasione risultano un po' "vuote" a livello sonoro) ma al quarto album tendono ad assomigliarsi un po' troppo tra di loro, risultando abbastanza schematiche e prevedibili. Con questo non voglio dire che siano noiose o altro, anzi, ma un pizzico di imprevedibilità in più non guasterebbe e in questo l'innesto di una nuova voce potrebbe portare un po' di freschezza.
Globalmente però abbiamo a che fare con un buonissimo album, leggermente inferiore a mio parere al resto della discografia ma ulteriore conferma di una band in salute e degna portabandiera del tricolore italico.
Quoth the Raven, Nevermore..