Per chi scrive gli
Immolation di
Ross Dolan sono, da sempre, lo state of art del Death Metal.
Autori di dischi incredibili, che hanno fatto la storia di questo genere, concorrendo a definirne stilemi e canoni, sono sempre stati portabandiera di un Death Metal sì feroce, ma tecnico, complesso, al tempo stesso groovy e cadenzato, ma con stacchi velocissimi, pregno di atmosfere oscure e un feeling sinistro che non si è mai accontentato di tinte sulfuree di stampo satanico, ma ha preferito, anche a livello lirico, cercare nuove e più stimolanti strade.
Il nuovo “
Kingdom Of Conspiracy” ce li presenta in piena forma, a partire da una produzione che, forse un po’ troppo moderna nella batteria, è potente e nitida ed esalta le strutture ritmiche di questo disco. Disco che affronta, tenendo fede al titolo, tematiche ‘orwelliane’, enfatizzate da una copertina sì esplicativa, ma a mio modesto parere inferiore a quella del precedente “
Majesty And Decay”.
Venendo al sound, dando per scontate le caratteristiche tipiche della band, questa volta c’è meno atmosfera del precedente disco, che aveva un mood più epico, ma in compenso ci soni passaggi nettamente più claustrofobici, come ai tempi di “
Close To A World Below”.
Sin dall’iniziale title-track il disco inanella una serie incredibile di canzoni dall’incedere impetuoso, convulso, dove parti più canoniche si alternano ad altre più tecniche. Rallentamenti paurosi fanno da apripista ad accelerazioni fulminee, come in “
Keep The Silence”, nelle quali le chitarre disegnano passaggi intricati, dissonanti, sui quali si staglia la potente ugola di
Ross Dolan.
“
Bound To Order” è brutale ed evocativa, con il drumming sugli scudi, inarrestabile, martellante, un vero assalto senza compromessi. “
God Complex” annichilisce i padiglioni auricolari prima e porta allo sfinimento le sinapsi poi, tutto grazie ad un assalto che, seppur dalla parvenza sotto controllo, lascia fuoriuscire delle vere e proprie eruzioni incontrollate di brutale, oscuro e complesso death metal. “
Echoes Of Despair” e “
Indoctrinate” non sono da meno, colate di riffs si abbattono sull’ascoltatore, violentato dai continui cambi di tempo e dai rallentamenti improvvisi della band, con
Robert Vigna sugli scudi, capace di assoli brevi ed improvvisi che fanno irruzione nelle canzoni, facendole a fette.
“
The Great Sleeps” è oscura, decadente, opprimente. “
A Spectacle Of Lies” è un coacervo di brutalità, per dimostrare a tutti che quando vuole la band sa picchiare in maniera chirurgica e micidiale.. La conclusiva “
All That Await Us” è semplicemente la degna conclusione di un disco monolitico, compatto, denso, fatto di cemento armato, senza un cedimento che sia uno.
Forse un po’ più di varietà non avrebbe guastato, e qualche pezzo più di impatto, più ‘ignorante’, pure, ma nel 2013 gli
Immolation possono vantarsi di essere ancora una delle migliori bands in circolazione.
Nel 2013 la band non rinuncia al proprio trademark, rimane fedele alla propria storia, non inventa nulla, ma rilegge se stessa, con la stessa passione, con la stessa convinzione e capacità di sempre.
Quando la band nacque, alla fine degli anni ‘80, il Death metal viveva i suoi giorni migliori, c’erano, da prima o poco dopo, i
Cannibal Corpse, i
Morbid Angel, i
Death, i
Deicide, gli
Obituary, i
Monstrosity, i
Malevolent Creation, i
Broken Hope, i
Suffocation, gli
Incantation, ect.. Chiedetevi dove sono tutte queste bands, e dove sono gli
Immolation.
Un quarto di secolo fatto di coerenza, brutalità, convinzione indefessa nella propria musica. Un quarto di secolo fatto di puro Death Metal.
La storia si impara, la leggenda si celebra. Lunga vita agli
Immolation!