Due tizi dall’aspetto minaccioso che si fanno fotografare affacciati ad una finestra muniti di binocolo e fucile di precisione, non devono essere molto normali. Ed infatti non lo sono. E nemmeno la loro musica.
Parliamo ovviamente di
The Body, famigerato duo del Rhode Island considerato una delle punte di diamante del movimento noise-drone-experimental, che pubblicano un nuovo Ep di tre pezzi per la At a Loss Rec.
Per chi non li conosce, diciamo che il loro stile è estremo in tutto: pesantezza, distorsione, volume, nichilismo, follìa. Chi li ha visti in concerto, riferisce di esperienze devastanti ai limiti delle lesioni all’udito.
Su disco è meno facile ricreare la medesima atmosfera dell’evento/culto estremo, ma i due bruti ci provano sempre. E stavolta vanno davvero vicino al successo pieno. La prima traccia dell’Ep è ai limiti dell’inascoltabile, del fastidioso, oltretutto con registrazione volutamente lo-fi. Caos sonoro indigeribile per i non introdotti al genere.
Ma come sempre, il secondo brano spariglia le carte. Una linea minimale, quasi ascetica, con una prima parte dominata dal coro femminile celestiale e la seconda dal drumming ipnotico di Buford. In mezzo, la straziante confessione di un uomo tormentato dalla demenza, conclusa con la secca esplosione di un colpo di fucile a pompa. Però.
La conclusiva e più estesa “Worship” racchiude tutta l’essenza dei The Body: tribalismo, loop ripetuti come mantra, distorsioni, noise, ma con la sensazione che tutto rimanga sempre sotto controllo e l’intento sia far vivere un certo tipo di “esperienza” agli ascoltatori.
Come dicono gli inglesi,
“not my cup of tea” , però questa coppia di squilibrati genialoidi ha una marcia in più rispetto alla concorrenza.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?