Debutto discografico ufficiale per i Ruinthrone, band romana autrice di un power/prog moderno e accattivante, sicuramente meritevole di attenzione.
Le canzoni si muovono, cariche di influenze che pescano sia dal mondo power per quanto riguarda le soluzioni corali che dal mondo prog per quanto concerne riff e arrangiamenti, in un territorio che chi ascolta un certo tipo di musica conosce alla perfezione.
Certo, il fatto di sapere già il finale non inficia la piacevolezza di un ascolto che comunque riserva anche gradite sorprese. In mezzo a tanti richiami (Blind Guardian e Symphony X su tutti), quando la band prova a metterci del proprio, infatti, vengono fuori cose veramente notevoli. Il tutto è favorito dalla voce di Edoardo Gregni, che conferisce un preziosissimo elemento personale al disco. Devo essere sincero: quando il prog ha il sopravvento sul power i Ruinthrone danno il meglio, riuscendo a convincere. Per questo, mi auguro vivamente che per il futuro questi ragazzi decidano di puntare sull’anima progressiva piuttosto che su quella crucca. E mi auguro anche che le prossime produzioni possano rendere alla perfezione la potenza, la classe e il sudore che stanno dietro canzoni come queste.
Per provare a scoprirli io direi che la cosa migliore è prendersi la parte centrale di questo lavoro, dalla ballad
Another Cry a
Ocean Still Sing passando per
Throne Of Your Ruin.
A mio parere siamo di fronte ad una band da seguire, potenzialmente in grado di darci ottime cose in futuro.
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