Soltanto ad osservare la line-up di questi
Corrections House, c’è da farsi venire l’acquolina in bocca. Ci sono Scott Kelly (Neurosis), Mike Williams (Eyehategod), Sanford Parker (Nachtmystium) e Bruce Lamont (Yakuza, Bloodiest), nomi che magari diranno poco a chi non frequenta le nicchie alternative e sperimentali dell’heavy contemporaneo, ma che per gli appassionati rappresentano invece un piccolo “supergruppo” di musicisti dalla creatività sempre imprevedibile ma spesso brillante.
E la sensazione che il quartetto sia già pronto a generare qualcosa di succulento, ce la offre questo singolo d’esordio che esce per la piccola Burning World. Due brani di sei minuti ciascuno, che come è facile immaginare sono assolutamente anticonvenzionali e di difficile collocazione.
Naturalmente è inutile aspettarsi riff, strofe, ritornelli e schitarrate solistiche, perché qui s’intende una musica atmosferica, emozionale, sinistra, che intende soprattutto stimolare immagini e fremiti visionari. Cosa che nei tempi recenti ha ingolosito molti artisti delle frangie più estreme. Il problema è che bisogna saperlo fare bene, altrimenti si finisce per fare un pastrocchio senza capo né coda. Ed è qui che subentra l’importanza dei nomi. Gente che da sempre maneggia la musica come fosse creta da plasmare nelle forme più bizzarre ed affascinanti.
Descrivere le due tracce del sette pollici può essere fatto soltanto evidenziando fattori impalpabili, come il gelo, l’angoscia, il bisturi che lacera la carne, le fobie soffocanti, la certezza del pericolo imminente, e così via. Perlomeno questo è quanto ha “sentito” il sottoscritto nell’incedere strisciante, sferragliante, ipnotico, dei due brani.
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