L’uscita di un nuovo album dei
Dark Tranquillity segna sempre un momento importante all’interno della comunità metal, vuoi per il flavour storico che accompagna questa band, vuoi per la curiosità di sentire se la band di
Mikael Stanne sia riuscita ancora una volta a portare in alto il nome del melodic death metal. Sappiamo tutti che se oggi giorno sono migliaia ( o forse milioni ? ) le bands dedite a una sana commistione di death metal e parti melodiche, la “colpa” è per lo più di
Dark Tranquillity e
In Flames, tutto ciò che è venuto dopo è solo una continuazione e una rivisitazione di quanto contenuto nei seminali album registrati ad inizio carriera dalle due bands svedesi.
“Construct” è un album che continua la gloriosa tradizione del gruppo svedese, spostandosi leggermente da quanto fatto con i due precedenti
“Fiction” e
“We Are The Void” , che erano molto più “rudi” e diretti rispetto a questo album. Il nono studio album della saga Dark Tranquillity è più riflessivo, meno d’impatto, meno terremotante e monodirezionale, ciò detto è bene affrettarsi a dire che si tratta comunque di un lavoro di gran classe, ottimamente giocato su un bilanciamento sottilissimo tra melodie cristalline e voglia di sbattere un po’ la testa…Pur trovandoci di fronte ad una delle migliori clean vocals della scena, sono solo tre (
“Uniformity” ,
“What Only You Know” ,
“State Of Trust” ) i brani in cui troviamo il buon Mikael alle prese con la voce pulita e questo è un vero peccato. Questa volontà di limitare al massimo un approccio con soluzioni più easy listening farà sicuramente la felicità dei die hard fans e allo stesso tempo sarà una dimostrazione ai giovani metallari sparsi per il mondo che si può suonare melodici senza per questo doversi banalmente sputtanare (ci ha detto
In Flames? ) , a tal proposito basterà ascoltare l’opener track
“For Broken Words” un pezzo dalla furia (melodica) controllata che sembra sempre sul punto di esplodere e che invece crea un buon clima di tensione . In totale abbiamo dieci pezzi mediamente godibili che vedono il proprio apice in
“Apathetic” e
“Endtime Hearts” , mentre un paio di pezzi come la conclusiva
“None Becoming” o
“State Of Trust” , sembrano poche ispirate e un po’ forzate. Il livello qualitativo dell’album meriterebbe un bel 7, ma la storia, la tradizione, nonché l’infinita gratitudine per aver regalato al mondo un capolavoro come
“Skydancer” o un album maestoso come
“The Gallery” , fanno lievitare un po’ la valutazione di “Construct” , che non sarà il miglior album dell’anno e della storia del gruppo, ma potrà certamente far bella mostra di se nella nutrita discografia dei Dark Tranquillity.
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