Che carriera tormentata, ed allo stesso tempo fortunata, per gli albionici
My Dying Bride, considerati non a torto signori del death doom e/o del gothic dark insieme ai colleghi, anche di nazionalità,
Paradise Lost ed
Anathema.
Un esordio pazzesco con il death dei primi due, irraggiungibili album, poi la svolta malinconica del comunque bellissimo "
The Angel and the Dark River", prima della consueta mossa azzardata rappresentata dal tentativo dark ed elettronico, fallito in pieno sia dal punto di vista artistico sia da quello, per loro preponderante, commerciale.
A quel punto il notevole passo indietro su sonorità più vicine a quelle degli esordi, con episodi altalenanti, a volte decisamente riusciti ("
The Dreadful Hours", "
For Lies I Sire"), altre volte assai ripetitivi e deludenti ("
A Line of Deathless Kings" e "
The Light at the End of the World"), altre volte ancora ripiombando in esperimenti evitabili ed imbarazzanti come "
Evinta".
L'ultima, al momento, fatica sulla lunga distanza in studio "
A Map of All Our Failures" aveva riportato la band di Halifax su binari perlomeno validi, ma questo EP di quasi mezz'ora di durata fa subito ripiombare ombre e dubbi su una band che ha perso lo smalto di un tempo, che non riesce a decidersi sul da farsi, che quando sembra aver deciso di riprendere la via del death metal poi ci ripensa, che quando sembra scrollarsi di dosso la componente estrema fiondandosi su ambientazioni gothic/dark non riesce a staccarsi del tutto dalle proprie origini, dando luogo ad equivoci, a dischi a metà, a compromessi che non convincono.
Purtroppo questo "
The Manuscript", eccezion fatta per il brano "
A Pale Shroud of Longing" che solleva di un poco la media, risulta semplicemente debole in fase di songwriting, non colmando con la qualità quella sensazione di pilota automatico che la band di
Aaron Stainthorpe sembra aver inserito ormai più di 10 anni fa. Intendiamoci, in ogni caso i My Dying Bride sono bravi e collaudati musicisti e quindi difficilmente ci presenteranno un disco inascoltabile ma questo non può sollevarli dal dover evitare di comporre 100 brani tutti uguali e dividerli in 10 dischi diluiti in una decade.
Semplicemente un EP inutile, bruttino, poco ispirato, che non lascerebbe presagire nulla di buono in vista del prossimo full length; l'augurio è quello di essere clamorosamente smentiti ma ormai l'ultimo lavoro che davvero ci ha smosso e sembra avere ancora quella scintilla di volontà in più risale a 12 anni fa... troppi, anche per i
My Dying Bride.