Più che un lavoro da “solista”, quello di
Magnus Karlsson, pubblicato sotto la denominazione
Free Fall, sembra uno dei tanti prodotti da “supergruppo” a cui ci ha ormai abituato la discografia (e la “tecnologia” …) odierna, ma che ci volete fare, se uno ha tante e tali amicizie “altolocate”, perché non sfruttarle?
Mettendo da parte le facezie, è quasi inevitabile, quando si parla di pezzi da “novanta” come Magnus, dal solido, apprezzato e “riconoscibilissimo”
pedigree compositivo ed esecutivo, non aspettarsi particolari “stravolgimenti” nemmeno dal suo debutto “in prima persona”, un albo tanto rigoroso quanto impeccabile sotto il profilo tecnico/espressivo, un altro aspetto piuttosto “prevedibile” tenuto altresì conto dei valorosi ospiti che hanno contribuito all’iniziativa.
Non rimane che valutare la prospettiva “emozionale” dell’opera e qui, in effetti, la faccenda si complica un pochino … la sensazione di scarsa “spontaneità” è abbastanza presente e lascia intendere all’astante che non sia stato “esattamente” il “fuoco sacro” della creatività artistica e dell’urgenza comunicativa ad alimentare l’intero progetto.
Una volta superato il pungente (ma non insolito …) “retrogusto” tipico della consuetudine e del “risultato da laboratorio”, è, però, possibile apprezzare una dozzina di canzoni a cui non manca “praticamente” nulla per piacere, in un sagace equilibrio tra melodia ed energia, alternando
heavy,
power, sfumature
pomp/AOR e
hard rock, per la cui interpretazione vocale (compresi i casi dove è lo stesso Karlsson ad impadronirsi del microfono … eccola, forse, la “vera” sorpresa del Cd …) la scelta è sempre particolarmente adeguata ed efficace.
Facile ipotizzare, a questo punto, l’interesse dei fans di Rainbow, Malmsteen, Royal Hunt, Helloween, Masterplan, Stratovarius e verosimilmente ancor di più di quelli degli Avantasia (
et similia …), da considerare, vista la formula espositiva, l’effettivo “diaspro nero” della situazione.
Arrivati ai contenuti, indipendentemente da ogni altra eventuale considerazione, diciamo subito che “Free fall” è una potente celebrazione dell’immarcescibile “verbo di Dio” (R.J.
obviously …), che “Higher” ha l’intensità e il
groove dei migliori Primal Fear (e visto chi canta, non ho dovuto “sforzarmi” molto nella ricerca delle referenze …) e che “Stronger” è un’ariosa
power ballad di notevole suggestione.
“Not my saviour”, poi, dimostra di poter rifocillare con gusto gli ingordi di
melodic power metal e “Us against the world” e "Dreamers & hunters” hanno i mezzi per svolgere un’analoga funzione tra i voraci estimatori del versante più “ruffiano” e vaporoso del genere.
Enfasi e sinfonia si spartiscono equamente il proscenio nella pregevole “Our time has come”, l’
autocelebrativa e magniloquente “Last tribe” lascia “freddini”, mentre tocca a "Fighting” recitare “l’ambito” ruolo di mio personale
best in class attraverso un fascinoso tocco
progressivo in grado di far emergere il brano da una massificata piacevolezza complessiva.
Due parole, infine, per “Heading out”, “Ready or not” (non sarebbe stata male su “Dark ride” degli Helloween …) e “On fire”, le quali, non avvalendosi del
distrattivo (in questo caso
crasi tra gli aggettivi “distraente” ed “attrattivo” …) supporto di campioni della fonazione modulata, rappresentano la manifestazione artistica più autentica e compiuta di Magnus Karlsson e che ce lo restituiscono come uno dei grandi protagonisti “a 360°” del settore, assoluta garanzia di competenza, vocazione e professionalità, abilissimo nell’onorare al meglio tutte le caratteristiche stilistiche di riferimento, un po’ meno nel tentare di variare il rassicurante canovaccio e in qualche modo fornire una propria “versione dei fatti”.
A voi decidere se è sufficiente a soddisfare le vostre esigenze …