"Novum Initium". "
Per Aspera ad Astra". Titolo e opener del nuovo album dei
Masterplan, che per la quinta fatica in studio (figlia di altrettante line-up diverse) pescano a piene mani dal latino, condendo il tutto da una copertina triskeliana di gaelica memoria. Basteranno questi artifici meramente di contorno per elevare l'attenzione attorno a una band che sembra aver dato il massimo che potesse offrire già 10 anni fa?
No che non bastano, assolutamente. Ci vuole la musica per quello, ci vogliono strumentisti all'altezza e un vocalist clamoroso, fattori che alla band di
Roland Grapow (ormai è avanzato solo lui) non sono mai mancati. Cos'è mancato quindi in "MK II" e in "Time to Be King" per essere considerati degli ottimi album alla pari di "Aeronautics" e soprattutto dell'esaltante esordio omonimo "Masterplan"?
Ispirazione.
Anima.
Cuore.
"Novum Initium" li ha. Li ha portati Rick Altzi? Chi lo sa. Forse è l'esperienza di
Jari Kainulainen? Mah. O magari è
Martin Skaroupka ad esserseli caricati in spalla nel tragitto dall'Inghilterra alla Germania?
Non lo sapremo mai con precisione, fatto sta che questo quindi studio album dei tedeschi è decisamente il più ispirato, variegato e dannatamente intrigante dai tempi di "Aeronautics" e forse più. La ventata di aria fresca portata dall'ex bassista degli Stratovarius è indubbia, così come la cattiveria e la precisione derivanti dal drumming di Skaroupka, che ricordiamo già dietro alle pelli dei Cradle of Filth.
La mano più grossa a questi nuovi Masterplan però è indubbio che l'abbia data
Rick Altzi, vocalist FENOMENALE già frontman dei Thunderstone e degli At Vance e dalla timbrica molto simile a quella di Lande (a livello di somiglianza se la giocano lui e Pasi Rantanen, manco a farlo apposta ex vocalist dei sopracitati Thunderstone) che su questo album sfodera una prestazione clamorosa per tecnica e aggressività, oltre che per scelta delle linee vocali, davvero accattivanti. Una su tutte?
"Black Night of Magic", dove tutta la potenza del vocalist svedese viene a galla, in una canzone che non avrebbe decisamente sfigurato su uno qualsiasi dei primi due album della band.
In tutto questo i due "vecchi"
Grapow e
Mackenrott sembrano aver ritrovato una certa ispirazione venuta a mancare col tempo, rendendosi anch'essi protagonisti di prestazioni eccellenti ("
Betrayal", la strepitosa suite finale
"Novum Initium"), prestazioni delle quali sentivamo abbondantemente la mancanza.
Se proprio devo fare una critica la faccio all'eccessivo minutaggio, dato che un paio di canzoni potevano tranquillamente essere evitate a mio parere, ma mi rendo conto che questa è una mia personalissima crociata, più o meno condivisibile.
Insomma un ritorno in grande stile quello dei
Masterplan, che a distanza di poco più di 10 anni da quel capolavoro del primo disco riescono di nuovo a ergersi a protagonisti della scena power europea e mondiale.
"Novum Initium" mantiene la parola, che questo possa davvero essere un nuovo inizio per Grapow e soci.
Quoth the Raven, Nevermore..