Seppur passando attraverso diverse fasi più o meno sperimentali, il sound degli
Autumnblaze si è ormai stabilizzato da diversi anni su dei punti fermi ben distinguibili tra cui le chitarre acustiche che grazie ad arpeggi sempre molto delicati riescono ad evocare grandi spazi e atmosfere altamente intimiste, senza per questo dimenticare il loro gusto artistico unico che li ha sempre ben distinti dalla massa sin dall’esordio “
DammerElbenTragodie” . I pezzi degli
Autumnblaze mi sono sempre sembrati degli affreschi malinconici tendenti più all’astrattismo universale che ad un’arte materiale. Per comodità, e per chi non li conoscesse possiamo parlare del gruppo tedesco come di uno strano ibrido tra gli
Empyrium di
“Where At Night The Wood Grouse Plays” , gli ultimi
Primordial nella loro versione più leggera (soprattutto in alcune vocals), più un po’ di
Cure (di cui coverizzarono
“Cold” sul loro terzo album
“Mute Boy Sad Girl” ) e un tocco di
Depeche Mode che non guasta mai. Apparentemente difficili da digerire ma assolutamente saporiti da gustare grazie anche ad una ricercatezza musicale che nel corso degli anni li ha portati ad un perfezionamento tale che è veramente difficile riuscire a trovare delle falle nel loro modo di scrivere musica, ne sono un esempio perfetto la stupenda
“New Ghosts In Town” o la doppietta posta in chiusura
“A Place For Paper Diamonds” e
“Verglimmt” . Il bilanciamento tra le parti più calme, melanconiche ed evocative con quelle più tirate è chiaramente a favore delle prime, ma ciò non toglie che l’economia generale dell’album non sembra affatto risentirne, anzi si ha sempre la netta sensazione che gli Autumblaze abbiano fatto la scelta sonora giusta al momento giusto, anche quando come in
“Mein Engel, Der Aus Augen Fliesst” si lasciano un po’ troppo prendere la mano dalla melodia eccessivamente zuccherosa... Personalmente non sono un appassionato di questo tipo di sonorità o di quelle simili all’ultimo
Anathema, ma è indubbio che un album come questo, al di là della prima impressione “commerciale”, ha senz’altro un’anima intimista e solitaria che in verità si indirizza più ad un pubblico di nicchia piuttosto che al grande pubblico delle radio o delle arene. Speriamo soltanto che questa “doppia” personalità della band non finisca per penalizzarli lasciandoli nelle mani di ascoltatori che non meritano cotanta poesia. L’ultima annotazione prima di finire è per l’etichetta discografica…infatti i nostri tedesconi, dark e romantici, sono dovuti andare fino a Singapore dalla Pulverised per farsi apprezzare, un connubio certamente “esotico” che speriamo dia i suoi frutti…comunque sia
“Every Sun Is Fragile” è un album delicatissimo che come un vino pregiato andrà degustato con parsimonia e passione indipendentemente dal venditore…
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