Una decisione importante, una scelta forte ma che andava fatta. Gli inossidabili
Rage hanno capito che stava diventando sempre più difficile fare convivere il loro animo metal con la passione per la musica sinfonica e hanno scisso le due cose. Il gruppo tedesco sotto il moniker
Rage continuerà a sfornare dischi nella più classica tradizione metal, con tutte le influenze power e thrash che li hanno sempre contraddistinti, mentre, con i neonati
Lingua Mortis Orchestra, potranno dare libero sfogo alla propria voglia sinfonica, senza limiti e senza andare ad incidere sul glorioso passato della band. Un anno esce un disco dell'uno, quello successivo, dell'altro.
Se da un lato
Peavy e soci sono stati i migliori interpreti dell'interazione metal-musica classica, dando il via nel 1996 (con l'album
Lingua Mortis che rivisitava in chiave sinfonica alcuni loro classici) ad una moda che in tantissimi hanno seguito (tra cui i
Metallica col loro pietoso
S&M) dall'altra, come detto, stava diventando veramente difficile continuare. Hanno provato a fare convivere le due facce ottenendo ottimi risultati con l'album
XIII e con il recente
Strings to a Web, abbastanza buoni con
Speak of the Dead e pessimi come con
Ghost, ma la creatività è sempre in movimento, e dall'ingresso in formazione del fenomeno
Victor Smolski certi parametri in cui stare, cominciavano ad andare stretti.
Ecco quindi che viene riportato alla luce il nome
Lingua Mortis Orchestra, una vera e propria band con autonomia propria e con una formazione i cui componenti possono cambiare di album in album e, stando alle dichiarazioni dei
Rage, possono in futuro arrivare a escludere anche il trio tedesco o parte di esso.
Dopo questa lunga ma doverosa introduzione eccoci quindi alla musica.
Com'è
LMO? Un gran disco è la mia risposta, ma andiamo a vedere perché.
Non sono un amante di sonorità metal con derive sinfoniche-pompose-operistiche-super tastierizzate-pacchiane con mille guest vocals ecc... che tanto successo riscuotono negli ultimi anni,
LMO ha molti elementi che ho elencato, ma di sicuro non è finto o di plastica, piuttosto è solido e di quercia e ha alcuni rimandi a certe cose dei mai troppo lodati
Savatage. In questo disco si fondono alla perfezione metal e musica classica, ancora meglio di quanto fatto in precedenza, portando il suono in una nuova dimensione. Grandi parti tecniche fatte di assoli, riff ricercati, tempi in continua mutazione che vengono sorrette dalla base sinfonica, che non è un semplice tappeto di archi o fiati che sottolineano certi momenti, ma una vera ossatura delle canzoni. Non c'è una parte predominante, dipende dall'andamento del brano, così abbiamo i momenti più incazzati (si, ci sono anche questi) come
The Devil’s Bride oppure
Witches Judge, in cui il contributo degli strumenti classici è più leggero per diventare invece più importante nei passaggi epici, solenni o nelle toccanti ballate come
Afterglow. Prezioso anche il contributo delle cantanti
Jeannette Marchewka e
Dana Harnge che vanno ad aiutare un bravissimo
Peavy nei momenti più delicati o liricamente importanti della storia trattata.
Si perché c'è un concept lirico dietro a questa straordinaria musica. La storia, scritta da
Mr.Wagner, tratta del conflitto tra cattolici e protestanti nella Gelnhausen del 1599, dove accuse come "eretico" o "papista" significavano la morte. In questa giungla di sospetti e persecuzioni, venne condannata a morte e giustiziata al rogo la casalinga
Barbara Sharer, con l'accusa di stregoneria. Questa, mentre moriva, accusò di complicità
Elisabeth Strupp, moglie di
Johan Strupp, capo della riformata chiesa luterana e tra i più attivi nella persecuzione delle streghe. Di qui si snoda la storia, da cui è stato tratto anche un dramma teatrale.
Quasi tutta la musica è stata composta ed arrangiata da
Victor Smolski, con
Peavy ad occuparsi come detto dei testi e il buon
Andrè che ha saputo dare il suo prezioso contributo dietro i tamburi, mettendo i giusti accenti e sottolineando i momenti più irruenti. Impossibile invece parlare singolarmente dei musicisti utilizzati nelle orchestre, di Spagna e Bielorussia, che arrivano a contare più di cento elementi.
Charlie Bauerfeind infine, ha svolto ottimamente il compito di assegnare il giusto spazio ad ogni strumento, realizzando un mix pulito e potente in cui può celebrarsi solennemente questo matrimonio tra classico ed elettrico.
Se vi piacciono i
Rage,
LMO vi piacerà di sicuro, se siete estimatori del symphonic-metal o della musica classica lo apprezzerete molto. Ora andate a mettere il vestito buono e prendete posto in sala,
Lingua Mortis Orchestra suona per voi.