Come devo approcciarmi a “The northern crusade” dei
Twins Crew? Se dovessi seguire l’istinto lo stroncherei in toto, gli affibbierei un bel 3/10 e finirei qui la recensione. Fortunatamente non lo farò, perché nonostante si tratti di un album fondamentalmente inutile, che nulla aggiunge a quanto già (stra)abbondantemente scritto nel power metal, con continui richiami alle band storiche del genere (Stratovarius su tutti, ma anche Helloween, Hammerfall…), senza però mai avvicinarsi alla loro classe e al loro immenso songwriting, devo comunque constatare come la fatica degli svedesi meriti un minimo di rispetto, se non altro perché ci troviamo dinanzi ad un album ben suonato, ben prodotto e, a modo suo, ben congeniato. Il lavoro svolto dai gemelli (veri) David e Dennis Janglow è in ogni caso dignitoso, e trasuda sincerità, il che è già tanto, rispetto a moltissimi album per i quali basta mezzo ascolto per capire quanto siano stati costruiti a tavolino… Come già accennato, ci troviamo davanti ad un power metal di chiarissimo stampo europeo, con spruzzatine sinfoniche qua e là, ma che non disdegna capatine più che frequenti nel classic metal (Maiden e Priest in particolare), quindi potrete ritrovare tutti gli stilemi del genere, dalle sfuriate di doppia cassa alle chitarre solide, veloci e lineari in fase di riff, e classiche e melodiche in fase solista, dalle tastiere ampollose alla voce acutissima in chiaro stile Kiske/Kotipelto. Il che, a prima vista, potrebbe anche sembrare interessante… il problema, però, è l’eccessiva derivazione della proposta. Se è vero che non c’è da nascondere le proprie ispirazioni, è altrettanto vero che quando poi si esagera, il passo tra tributo e plagio è davvero molto corto. Quello che salva l’album e gli regala una sufficienza è la sua varietà, visto che i nostri passano senza problemi dal power più scontato e becero (“Last crusade”, “Blade”), all’hard rock (“Loud and proud”, e già dal titolo potete capire cosa vi ritroverete tra le mani), alla classica ballatona (“Under the morning star”, per la verità abbastanza bruttina…), a qualcosa di più articolato (“Angel fall”, dal sapore vagamente maideniano era “Seventh son…”). “The northern crusade” è un disco formalmente perfetto, calcolando anche che si tratta del secondo lavoro in studio per gli svedesi, ottimo per intrattenere un’oretta in allegria, ma pericolosamente troppo scontato, privo di quel guizzo di classe che possa fare la differenza e possa donare un sano e rigenerante sussulto. Un album che sono sicuro potrebbe fare la felicità del Graz, ma che se già nel ’98 poteva incontrare difficoltà nel farsi accettare da critica e pubblico, nel 2013 finirà quasi sicuramente nel dimenticatoio un paio di settimane dopo la sua pubblicazione…
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