Rammstein,
Marilyn Manson,
Ministry,
Melt,
Kovenant,
Icon Of Coil,
Mezzerschmitt, e potremmo continuare per un bel pò, citando le svariate influenze e déjà-vù che la musica degli
Herrschaft richiama alla mente.
Giunti al secondo full-lenght, i transalpini insistono nella formula che li ha portati alla ribalta, anche se stavolta il mood è parecchio più danzereccio e godibile.
Messi da parte gli eccessi propriamente metallari, dei quali rimane il retaggio black dello screaming del singer, questo “
Les 12 Vertiges” si dimena furiosamente tra melodie algide, ma orecchiabili, e beat al silicio che hanno il pregio di compulsare l’ascoltatore in un ballo frenetico, come ad esempio in “
Virtual Medication”.
Industrial, techno, ebm, darkwave, electrogoth fusi insieme in un disco che troverà la sua dimensione ideale, oltre che sul dancefloor, in macchina o in palestra, sparato a tutto volume.
D’altra parte pezzi come “
Disorder Mind Mechanics” e “
Rat In Cage” sembrano creati, e a tal fine strutturati, per elettrizzare l’ascoltatore con scariche di adrenalina pura.
Non mancano però momenti più oscuri, soprattutto nel finale, con l’ipnotica “
Thirty-Six” e la conclusiva “
Mephedron Trip” che, tenendo fede al proprio nome, conduce l’ascoltatore in un viaggio allucinato e al tempo stesso ‘frenetico’ e ‘stimolato’.
Gli
Herrschaft si confermano, pur non dando alla luce un disco che spicca per originalità e inventiva, bisogna riconoscere che è molto efficace e se li avete amati in passato non potrete non apprezzare anche questo “
Les 12 Vertiges”.
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