Urna è un progetto che ormai è in giro da una decina d’anni e oggi trova il modo di festeggiare questo importante anniversario nel migliore dei modi, infatti
“Mors Principium Est” può essere senz’altro additato come il capolavoro dell’intera discografia della band. Aspettavo con impazienza il seguito di
“Iter Ad Lucem” album che avevo veramente apprezzato per la disperazione e il buio che emanava da ogni nota, ma mai e sottolineo mai mi sarei aspettato di dovermi trovare di fronte a qualcosa di ancora migliore, di più masochisticamente raffinato e sofferto. Se siete amanti delle sonorità rarefatte ed oppressive saprete certamente di chi stiamo parlando, se ancora non avete (colpevolmente) conosciuto la band sappiate che ci troviamo su lidi lugubri e disperati, in quel filone asfittico che per comodità chiameremo funeral doom, ma che, ovviamente non dice tutto sullo spettro sonoro abbracciato dal gruppo sardo. Entrando nel dettaglio dell’album e dei suoi cinque pezzi, più
“Intermezzo” , non possiamo non notare come il viaggio attraverso l’album si apra nei migliori dei modi con gli otto minuti di
“Omnis Infinita Mens Est Gremium Et Sepolcrum Universi” un pezzo estremamente sofferto, pesante e plumbeo che a tratti mi ha ricordato gli ultimi
Void Of Silence di
“The Grave Of Civilation” per quella capacità maledetta di sapere creare una sorta di attesa dell’inevitabile, che angoscia l’animo oltre il dovuto e che trasforma l’ascolto in una trance sofferta. Ad un inizio del genere non poteva che far seguito qualcosa di ancor più disturbante , infatti
“Ego Sum Templum Et Principium Omniae Rei” è un vero inno alla fine del mondo, le immagine post apocalittiche ammantate di una magniloquente solennità che sprigiona questa song ci trasmettono veramente un senso di mortifera desolazione, impregnando ogni nota per affrescare un quadro sonoro di desolante disperazione abbinata ad un forte senso di vuoto. Pura paura sonora! Una volta passato l’
“Intermezzo” ci troviamo di fronte a
“Octo Sunt Grados Ad Càpere Fine Cycli Magni” un brano leggermente più “vivace” ,anche se associare qualsiasi termine che riporti alla vita con le sonorità degli Urna è un vero azzardo, ma non c’è da preoccuparsi perché in fondo ci troviamo semplicemente di fronte a dei rapidi bagliori di luce in mezzo ad un pallido cielo grigio.
“137 = 73 + 64” (mai titolo fu più enigmatico) si segnala per la sua inaspettata accelerazione di metà pezzo che viene accolta come una benedizione in un mare di maledizione sonora. La chiusura non poteva non essere degna di cotanta desolazione e allora
“Fui Sum Ero” è semplicemente un pezzo mastodontico ed epocale, lugubre come non mai. Durante l’ascolto di questo brano mi sono più volte guardato intorno per controllare se intorno a me non vi fossero solo macerie tanto era il senso di disperata desolazione e distruzione che mi attanagliava. Se avrete il coraggio di intraprendere questo viaggio scoprirete un mondo che non avete mai avuto neppure il coraggio di immaginare nei vostri giorni più bui, se ne uscirete vivi sarà solo un caso perché in fondo “la morte è il principio” (di tutto) .
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