Questo duo italiano nasce dalle ceneri dei
My dark sin e propone un black metal dalle liriche in lingua madre e dal suono in parte crudo e norvegese, in parte svedese, con qualche inserto moderno (per scelte di suoni e soluzioni), ma sempre fortemente atmosferico.
Non è infatti la velocità la peculiarità degli
Ilnulla, piuttosto l'enfasi sui testi e la mistica aurea che sanno creare con riff spesso ispirati, in cui follia, disperazione e rabbia si fondono e si alternano. Anche gli assoli non mancano e inseriscono leggere dosi di melodia nell'ossessione anticlericale che permea il lavoro. Qualche tastiera sporadica fa il suo ingresso nelle composizioni, ma in modo davvero poco invasivo, appena più accennata invece una componente industrial.
La velocità arriva nella parte centrale di
Nessun confine per la follia o ancora all'inizio di
Bandiere bianche, ginocchia rosse, come per togliersi di dosso un peso, come per annientare un problema, risolto il quale torna un ritmo ragionato.
"Odio il tuo dio e tutti i suoi profeti, odio la presunzione, odio l'arrendevole".
Tra le critiche che si possono levare, segnalerei la presunzione di questo duo che fa di tutto per essere misterioso, inarrivabile, elitario, mentre dal punto di vista del suono, lo stacco tra musica e cantato è piuttosto evidente ed è stata usata una batteria campionata abbastanza fastidiosa e con poca varietà, e lo dice uno che adora i
Limbonic Art.
Mi spiace non poter raccontare di più, ma su di loro non si sa quasi... nulla, per cui anche il mio voto è nullo.
Senza dubbio interessanti, ascoltate voi stessi.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?