Doveva finire tutto col precedente
This Present Wasteland poi, il buon
Vanderhoof deve aver pensato "
ho delle buone idee che potrebbero essere interessanti da usare con i Metal Church!". Già amico
Kurdt, ma le idee vanno sviluppate.
Con questo preambolo non si può certo dire di essere di fronte ad un capolavoro, ma vediamo di capire meglio cos'ha combinato la Chiesa Metallica.
Tanto per cominciare segnaliamo che la formazione che ha registrato il disco del 2009 è stata qui confermata in toto, possiamo quindi contare sulla bella voce di
Ronny Munroe e su una solida sezione ritmica.
Generation Nothing è uscito per l'etichetta di
Kurdt, la
Body of Work Recordings in collaborazione con la semi sconosciuta
Rat Pak Records, e devono aver fatto le cose un po' in economia visto che la produzione è piuttosto piatta e poco curata, per non parlare dell'aberrante copertina (non lo chiamo artwork perché qui di art non ce n'è). Giudicare il disco solo dal lato estetico e da quello del suono è troppo superficiale, ci dà però un'idea.
L'album non parte bene, la prima
Bulletproof ha un inizio abbastanza aggressivo con una vena quasi punk e sembra promettere buone cose ma, un chorus banale smonta un po' il tutto. I
Metal Curch si riprendono in parte con
Dead City, dotata di buoni riff rotondi e circolari, una canzone diretta, assai semplice e abbastanza veloce, con un cambio di chiave in occasione del refrain e con un buonissimo cantato. Risulta bellina ma forse un po' sempliciotta e rindondante.
La speranza di una raddrizzata al lavoro si accende ascoltando
Noises in The Wall che, come da titolo, inizia con rumori non meglio specificati (un incrocio tra il passaggio continuo di una tir e una F1), accompagnati da un arpeggio che finalmente esplode in un bel riff e sembra che qualcosa di più sostanzioso questo pezzo possa darcelo. Cantato alto, un bell' arrangiamento, atmosfere vagamente sinistre e una certa leggera tensione che scorre, una sofferenza palpabile. Per ora miglior canzone del disco. Proseguendo l'ascolto si cade nel passato, con deue canzoni (
Jump the Gun e
Suiciety) davvero molto anni '80, rovinate però da una produzione disgraziata. È la volta di
Scream, singolo del disco, che finalmente ha un inizio più cazzuto, in pieno US power style, con una maggiore velocità e carica, bei riff e arrangiamento, un pezzo che funziona proprio bene. Negli ultimi tre brani c'è poco da segnalare, se non che sono dotati di una monotonia e di una pochezza che, dopo un paio di ascolti del disco, fa crescere inevitabilmente la voglia di pigiare il tasto skip.
Alla fine, voce di
Wayne a parte, se ci andiamo a risentire il debut e
The Dark, questo nuovo disco sembra un outtake venuto male. Anche i paragoni con i successivi
Blessing in Disguise e il bellissimo
The Human Factor (per quanto più snello) sono impietosi. Penso che sia collocabile al fianco di
This Present Wasteland, se non appena sotto.
E' un lavoro che non è stato accolto molto bene, vuoi per la scarsa promozione, vuoi per la pochezza musicale in sé, sta di fatto che nella prima settimana di uscita, ha venduto negli USA solamente 600 copie.
Più lo ascolto e più mi convinco che questo
Generation Nothing sia un'occasione persa. Fa davvero rabbia ascoltare buoni riff e grandi doti vocali sprecate in canzoni che non sono state curate a dovere. Se, tanto per dire, invece di 10 pezzi ne avessero preparati 6 o 7 ma come si deve, staremmo qui ad averlo bello barzotto con il sorriso sulle labbra. Ma invece no, dobbiamo stare a commentare un lavoro che si gioca la sufficienza e che pecca di superficialità come se stessimo disquisendo di un gruppo all'esordio. Non me lo dovevi fare Vanderhoof, non me lo dovevi fare!