Siano dannati questi gruppi che mi fanno sentire vecchio…
Spero che i
Dawn Heist non me ne vogliano per l’incipit, ma questo è il primo pensiero spuntato nella mia testolina stempiata (solo un po’, eh?) all’ascolto del loro dischetto.
Catalyst rappresenta il debutto discografico di un quintetto australiano giovane e di belle speranze, che decide di tuffarsi nel mare magnum del groove metal moderno, increspato da flutti cyber e percorso da inquiete correnti djent.
Dopo i rivedibili riferimenti marittimi, resta ora da analizzare la proposta più nel dettaglio. Come si usa di solito, inizio la disamina dalle note positive, che includono senz’altro una perizia esecutiva di tutto rispetto, una produzione cucita su misura e una cura rimarchevole negli arrangiamenti elettronici, elemento di centrale importanza nella proposta del combo.
L’elenco delle note negative, ahimè, è più folto: citerei i riff, spesso simili tra loro, scialbi, indecisi fra la cervellotica esasperazione dei
TesseracT e le gelide sferzate dei padri putativi
Fear Factory. Non giova, poi, alla fruizione del lavoro, il senso di disorganicità che emerge dalle composizioni: le accelerazioni, i break atmosferici, i cambi di ritmo paiono spesso incongrui, quasi incastrati a forza nel tessuto di brani che finiscono per fornire un’impressione di dispersività più che di dinamismo. Inoltre, e perdonatemi se l’ho già scritto altrove, la scolastica formuletta “strofa compressa con cantato aggressivo che sfocia in epico chorus in clean” è tutt’altro che moderna (
Demanufacture sta per compiere vent’anni, in fondo); anzi, trovo si tratti di una soluzione ormai logora e superata quanto il precetto della castità prematrimoniale.
Tuttavia, il peccato originale risiede altrove. Nel genere di cui si discute, a mio avviso, la caratura di una band si evince dal calibro melodico, e quindi dal gusto necessario per rendere appetibile la propria musica senza cedere alla bieca ruffianeria. Esempio lampante di ciò sono proprio gli
Mnemic, che quasi certamente costituiscono il principale riferimento stilistico dei
Dawn Heist, e che proprio sull'efficacia delle melodie hanno forgiato il loro sound recente. Ebbene, ascoltate in rapida successione
Catalyst e
Mnemesis (che pur capolavoro non è) e vi renderete facilmente conto della differenza.
A causa delle falle sopra descritte, ascoltando questo lavoro mi sono spesso ritrovato disattento e annoiato, nonostante, si badi, l’album duri poco più di mezz’ora. Un peccato, poiché il potenziale (commerciale e non) ai
Dawn Heist non manca. Posso solo augurarmi che riescano a farne miglior uso in occasione del prossimo lavoro; per adesso, almeno dal mio punto di vista, rimangono nelle retrovie.
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