Sarò sincero … mi sono avvicinato a questi
Blizaro assolutamente privo d’informazioni e solo perché incuriosito dal fatto che indicavano tra le loro referenze ispirative l’aristocrazia del
doom tricolore di Paul Chain e Black Hole, nonché artisti come Goblin, Giorgio Gaslini e Fabio Frizzi, così importanti nella creazione del mito del
thriller “all’italiana”.
Da qui il doveroso approfondimento, scoprendo che a capo del progetto si colloca il compositore, multi - strumentista e cantante John Gallo, con un passato nei
blacksters Crucifist e una parallela attività negli Orodruin, per un personaggio sicuramente intrigante, poliedrico e sfaccettato, dotato di notevole cultura ed esperienza, tali da meritargli il rispetto della “scena” e il plauso incondizionato di un notabile del settore come John Brenner dei Revelation, che firma le ammirate note di questa imponente antologia denominata “Strange doorways”.
Il disco (doppio) è, infatti, un’impressionante raccolta di prodotti dimostrativi e autoproduzioni ("Horror rock" del 2006, "Blue tape" del 2008 - con la partecipazione di Peter Vicar di Lord Vicar, Orne e Reverend Bizarre, una versione estesa di "The old wizard of winter" del 2009 e "Black majicians" del 2012), corredata da svariate
extra-tracks, in grado di illustrare piuttosto bene l’essenza e l’approccio alla materia di questo visionario musicista americano, completamente votato alla “causa” dei molteplici colori del buio, incurante, (al pari della I, Voidhanger Records che lo assiste nella ciclopica impresa) degli schemi e dalle regole “commerciali” del
business discografico, che avrebbero verosimilmente consigliato una pubblicazione gestita in maniera più oculata e meno “impegnativa”.
Si tratta, in effetti, di un ascolto tutt’altro che agevole (e non solo per la sua durata, invero …), ma personalmente ritengo parecchio interessante e magnetica la musica di Blizaro, un’esperienza sensoriale a metà strada tra viaggio nell’irrazionale, rito e novella macabra, in un continuo dondolare di litanie, scarne e possenti scansioni sonore e intermezzi spettrali, assorti e inquietanti, il tutto in evidente osservanza dei
numi tutelari (oltre a quelli già citati, con una particolare predilezione per il genio di Chain, vanno menzionati pure Sabs, Uriah Heep, Comus, Pentagram, Sarcofagus, Atomic Rooster, Hawkwind e primi Van Der Graaf Generator …) e tuttavia dotato della necessaria forza espressiva atta a rendere il quadro complessivo un affresco affascinante e conturbante, nonostante (o forse, anche grazie ad essa …) una certa qual forma di
naiveté complessiva.
Per una volta non mi avventurerò in un’analisi dettagliata dei singoli brani, un po’ per la mole di materiale a disposizione e soprattutto per il carattere altamente evocativo del prodotto nella sua totalità, un alternarsi di suggestioni materiali, trascendentali e cosmiche che gli appassionati, sono certo, ameranno esplorare in autonomia con quell’irresistibile richiamo ancestrale per il mistero e per l’orrore la cui origine si perde nella notte dei tempi dell’umanità.
Per il sottoscritto, una bella “scoperta”, dunque, impreziosita da una lussuosissima e seducente veste grafica, da consigliare in particolare a chi crede nelle enormi potenzialità dell’
underground, un universo ribollente dove si possono ancora trovare sensibilità immaginifiche, enigmatiche e fascinosamente “imperfette”, proprio come quella di Mr. Gallo e dei suoi sodali.
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