I Lions Of Tsavo prendono il loro nome da un fatto di cronaca accaduto alla fine dell’800, nell’Inghilterra coloniale, quando una spedizione di sudditi di Sua Maestà la Regina decise di costruire una linea ferroviaria che collegasse l’Uganda al Kenya. Ebbene, nei pressi del fiume Tsavo, il cantiere fu ripetutamente attaccato per mesi da due leoni, che divorarono decine di operai, prima di essere accoppati.
Il trio statunitense ci propone il terzo full-lenght della loro carriera, il qui pesente “Traverser” che sin dalle note iniziali ci riversa addosso un flusso ininterrotto di musica potente, che si dimena furiosamente tra metal, hardcore s sludge, nella formula post-qualchecosa che ha fatto la fortuna di bands come Mastodon e Isis.
I Lions Of Tsavo però possono vantare, rispetto ai gruppi di riferimento, un approccio più diretto e lineare, maggiormente in your face, puntando sulla densità di suono e un groove che in certi frangenti, come ad esempio in “Traverser Of Guriin”, diventa mastodontico.
Certo, sono presenti tempi arzigogolati e inusuali, ma vengono atterriti da un suono pastoso, downtuned, sporco, sludge. “Permafrost”, da questo punto di vista è davvero esemplare.
I 52 minuti del platter filano via lisci, senza cadute di tono. Notevole la copertina, marcia e oscura, ricca di riferimenti occulti.
Nel complesso un disco piacevole, ben fatto, che si lascia ascoltare volentieri, pur senza picchi che ne decretino l’imprescindibilità dell’acquisto.